002 2016 Sansepolcro, Don Giacomo.

Don Giacomo Babini , via della Firenzuola, Sansepolcro (@ Laura Bollini)
Don Giacomo Babini , via della Firenzuola, Sansepolcro (@ Laura Bollini, 2016)

Da tempo ho avuto modo di ammirare le fotografie di Laura Bollini e questa è sua, per me è una delle migliori. La ringrazio per avermi permesso di pubblicarla.

Questa immagine mi tocca non solo con il suo alto contenuto estetico ma suscita in me anche emozioni evocative, legate a ricordi lontani. Questo tratto della via della Firenzuola era quello che vedevo sulla mia destra ogni volta che uscivo di casa, per quindici anni. Allora il palazzo delle Laudi non era visibile, era ostruito da una costruzione sopra un arco che univa i due palazzi, poi decisero di buttar giù tutto. Non fu una buona idea. L’unico lato positivo fu il fatto che anche il maleodorante pisciatoio fu distrutto. Voglio credere che Aldous Huxley e D.H Lawrence usarono quel vespasiano e perché no: anche Anthony Clarke, quando entrò a Sansepolcro dopo il cannoneggiamento interrotto.

Laura ha colto Don Giacomo Babini che, camminando rasente al muro, pare sospeso, che non tocchi il lastricato. Questa foto è già stata pubblicata in Facebook e ci sono stati molti commenti.

La storia che vi narro riguarda Don Giacomo e non è stata riportata nella sua pagina in Wikipidia. Di certo ci sono quelli che possono aggiungere dettagli o anche correggermi se ho riportato inesattezza. Io me la ricordo così.

Nelle primavera del 1961 dalle nostre parti successe un fattaccio: un bambino, penso di due o tre anni che abitava in una casa colonica dalle parti di Sigliano lungo il Tevere, scomparve. La ricerca fu frenetica ma senza dare risultati, sembrava che il piccolino si fosse polverizzato nel nulla. Nei giorni che seguirono sembrava che in tutta la valle non si parlasse d’altro. Ma dove era il bambino? Era stato forse ucciso da qualche animale? C’erano quelli che sostenevano che era stato divorato dai maiali! Allora i lupi non erano ancora ritornati. Altri sostenevano la tesi del rapimento. Ma chi l’avrebbe rapito? Gli zingari naturalmente. Paure ataviche e pregiudizi mai nascosti rinacquero virulenti. La gente voleva una risposta: il colpevole doveva essere trovato e di certo punito severamente. C’erano quelli, ed erano categorici, che volevano che la pena di morte fosse ripristinata, subito!

Una domenica sera, all’ora del passeggio, quando la Via Maestra era affollatissima di gente, d’improvviso si sparse la voce che i colpevoli del rapimento, forse dell’assassinio, erano stati arrestati e tradotti nella caserma dei Carabinieri in via degli Aggiunti: avevano arrestato degli zingari. I pochi minuti la via Maestra si svuotò, tutti che correvano verso la caserma ed erano in tanti a gridare, ad imprecare. Ricordo che quando giunsi all’angolo di via Luca Pacioli vidi che via degli Aggiunti era affollatissima; una calca che per farsi posto spingeva quelli che erano arrivati prima. Sembrava che tutti volessero avvicinarsi il più possibile al grande portone chiuso della caserma.

I più facinorosi s’erano fatti largo; erano già saliti sugli scalini e davano pugni sulla porta, gridando “Aprite! Aprite!” promettendo punizione immediata e tremenda agli arrestati. S’erano proclamati giudici e la loro sentenza di colpevolezza non aveva ricorso.

Un battente della porta si aprì, ma solo per un attimo, per dare modo al maresciallo La Tona d’uscire per poi richiudersi dietro di lui. Questi, che di certo non era un gigante, coraggiosamente si parò davanti alla folla e dall’alto degli scalini cominciò a gridare alla folla, invitando alla calma e poi ordinando di disperdersi, di tornare a casa. Ci fu poi chi disse che il maresciallo aveva la pistola in mano, io di certo non la vidi, ero lontano.

Ci fu un colpo di scena: Don Giacomo era comparso d’improvviso, un giovane prete romagnolo dalla figura alta, magra, dalla tonaca lunga e nera. Era in piedi a fianco del maresciallo. A forza s’era fatto largo fra la folla per raggiungere la porta della caserma. Fui lui che si mise a parlare alla folla. Di nuovo non ricordo o non intesi quello che diceva, ma ricordo benissimo l’effetto del sue parola, anche i più facinorosi sembravano aver perso la furia, si calmarono. In pochi minuti via degli Aggiunti si svuotò, era l’ora d’andare a cena.  

Non so come sarebbe andata a finire senza l’intervento di Don Giacomo, di certo male. Fu lui che calmò la folla pronta ad un tragico linciaggio, uno di quelli che crediamo succedano solo nei film.

Gli zingari furono rilasciati dopo gli accertamenti. Erano trovati innocenti.

Dopo alcuni giorni il corpicino del bambino fu ritrovato, stranamente non lontano da casa, in un luogo dove erano passati in tanti, qualcuno aveva riportato durante la notte il cadavere del poverino, già in avanzato stato di putrefazione.

Fu mai trovato il/la colpevole? Non credo.

Questa fotografia con Don Giacomo giovane fu scattata nel luglio 1959, Campeggio Cella di Sant’Albrigo, oltre le Balze 

Don Giacomo giovane con i ragazzi al campeggio
Don Giacomo giovane con i ragazzi al campeggio

Marblehead, 28 ottobre 2016 

Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/   copertina

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro.

 

Autore: Fausto Braganti

Fausto, nato e cresciuto a Sansepolcro, è poi partito, è andato lontano ma non ha mai dimenticato la sua gente e la sua terra. Vive a Marblehead, non lontano da Boston (USA) e a Tuchan in Languedoc. Visita spesso Sansepolcro.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: