007 1981-2001 Sansepolcro, Doriano Alessandrini

Doriano Alessandrini 1981
Doriano Alessandrini 1981

Doriano Alessandrini era degli ultimi che sapeva parlare ‘n Borghese e non faceva nessuno sforzo. Per questa ragione lo chiameremo col suo vero nome: Doriêno.

Ho scritto su di lui in varie occasioni. Questa volta voglio mettere in ordine le mie varie foto in un unico sito.

Doriêno era il figlio di Duilio Alessandrini il fornaio di via Mazzini e della Maria Secca. Dato che c’erano molte Marie in giro, per meglio identificarle c’erano gli aggettivi aggiunti che precisavano chi fossero; con per esempio c’era la Maria Cocciaia, la Macellaia e cosi via, anche con soprannomi che non voglio usare per non offendere la memoria di nessuna.

I Taba di via San Puccio, la famiglia di mia madre, erano molto amici con gli Alessandrini e quando ero piccino ho passato tante sere a veglia a casa loro, in estate si scendeva per la strada. Abitavano in via degli Aggiunti angolo Luca Pacioli.

Mi ricordo bene quando si sposò con la Leda.

Doriêno era più giovane della mi’ mamma e lei da ragazzina lo “usava” per poter uscir di casa. Lui era l’alibi delle sue scappatelle, il complice fedele. La mamma lo chiamava da una parte e gli diceva:

“Doriano piangi! Di che vuoi andare al cinema con me.”

E lui si metteva a fare una gran bizza e non si calmava fin quando lo accontentavano, e alla fine i due andavano al cinema di Marchino, in piazza Santa Chiara, ancora non c’era il cinema Iris.

La mamma era più che contenta, era felice: per caso avrebbe incontrato il suo Beppe che per caso era al cinema e si era tenuto il posto accanto libero.

Doriêno era bravo, manteneva il segreto e non diceva nulla di questi incontri clandestini e casuali della mamma, prima che incontrasse il mi’ babbo.

Sarà stata solo una coincidenza, anni dopo il babbo invitò la mamma ad andare al cinema con lui e lei accettò e fu l’inizio d’una nuova storia. Questa volta non ci fu bisogno del complice Doriêno.

Ogni volta che tornavo al Borgo la mia prima fermata d’obbligo era alla bottega di Paolo Massi; poi l’invitante aroma della tostatura del caffé che risaliva su per la strada era inresistibile. La visita successiva era alla Torrefazione Alessandrini, a pochi passi giù per il Fiorentino (via Luca Pacioli per i non Borghesi), e degustavo un ottimo caffé. Quando cercavo di pagare la risposta era sempre la stessa e mi faceva sentir bene:

“Ma ‘n fere ‘l saleme, qui si a chesa e chesa ‘n peghi. E poi sti’ ‘n America, chi sa che brodaglia te danno.”

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Doriêno mi parlava come se io non fossi mai andato via, come se mi avesse visto il giorno prima, e anche questo mi faceva piacere. Si arrabbiava con i politici e gli amministratori di tutti i vari colori e questo era normale. Lui aveva la soluzione a tutto.

Doriêno era stato partigiano e di questo era fiero. In uno dei “giornalini”

Doriano partigiano
Doriano partigiano

satirici che uscivano a Natale fu immortalato con una epica caricatura.

Spero che fra i lettori ci sia chi possa dirci chi ne fu l’autore.

Uno degli assidui frequentatori della torrefazione era Aldo Dindelli, che aveva avuto una lunga e brillante carriera sul palcoscenico. Aveva lavorato sulle navi e aveva conosciuto anche chi poi avrebbe fatto una differente carriera.

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Forse fu proprio al tavolino bevendo il caffe di Doriêno che ebbe l’idea di scrivere e produrre “Elena di Troia”. Quando giunse il momento di selezionare gli attori diede a Doriêno un incarico impegnativo: avrebbe impersonato Omero, sarebbe stato lui che avrebbe declamato le gloriose imprese di quella birbante d’Elena di Troia. Ma chissà come era brava!

Messo in scena nel maggio del 2001 il successo fu enorme e ci furono varie rappresentazioni. Un amico mi inviò il DVD dello spettacolo e miracolosamente, sorpresi me stesso, riuscii a caricarlo su Youtube. Più di 2000 persone hanno visitato il sito: 

https://www.youtube.com/watch?v=qiBSeBhWNts 

2001 Omero con il suo fido Calesse
2001 Omero con il suo fido Calesse

Il trionfale ingresso del vate, assieme al suo fidato Calesse, fu accolto da scroscio d’applausi.

Ora quando arrivo al Borgo e non trovo ne’ Paolo e ne’ Doriêno.

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Il Borgo mi pare più lontano. Il Borgo non è fatto di case, di strade, di piazze o di chiese e affreschi famosi, il Borgo è fatto di persone. Quello che mi rimane e mi consola è la memoria di loro e di ritrovare o fare nuovi amici. Sono stato fortunato, infatti grazie a tutte queste nuove maniere di comunicare e condividere idee ho fatto nuove amicizie.

Il Borgo è vivo. 

Marblehead, 12 dicembre 2016

 Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro.

 

Autore: Fausto Braganti

Fausto, nato e cresciuto a Sansepolcro, è poi partito, è andato lontano ma non ha mai dimenticato la sua gente e la sua terra. Vive a Marblehead, non lontano da Boston (USA) e a Tuchan in Languedoc. Visita spesso Sansepolcro.

1 commento su “007 1981-2001 Sansepolcro, Doriano Alessandrini”

  1. Caro Fausto,
    data la mia scarsa dimestichezza con internet ed annessi e connessi, scrivo qui qualche mio pensiero circa le prime pagine del tuo romanzo L’ADELE E THADDEUS, non senza prima farti i complimenti per quanto hai voluto ricordare di un personaggio della storia popolare del Borgo come “Dorieno”, che, naturalmente, anch’io ho conosciuto, abitando in Via Luca Pacioli, dove avevano casa anche le mie zie materne Livia e Clelia. Credo che ormai la “civiltà” attuale vada ad un ritmo che non permetterà più di gustarsi questi stralci di vita vera e sostanziale di una comunità, ancorché piena di nobile storia, come quella biturgense. Pertanto, venendo al tuo romanzo, ringraziandoti per aver richiesto il mio parere su di esso, che purtroppo sarà accomunato a quello di commentatori sicuramente più preparati di me, desidero offrirti le mie sensazioni venutemi a braccio.
    Essendo, come sembra, un romanzo storico-amoroso, pur prevalendo attualmente la componente storica ed ambientale, minuziosamente descritta quasi a livello delle ambientazioni ne Il Nome della Rosa di Eco, quella sensuale-amorosa fà, in maniera stuzzicante, da contraltare alla precedente facendo porre la domanda su quale sarà il filone prevalente.
    A dire il vero, considerata l’ambientazione toscana della vicenda, viene spontaneo il raffronto col romanzo L’Amante di Lady Chatterly, ma sarà curioso vedere se come “piloto” saprai tenere la barra dritta o volgerla verso una delle suddette componenti.
    Su quella storica, peraltro, saprai meglio di me come il Duce classificasse gli aretini come botoli ringhiosi proprio per aver chiuso le porte della città in faccia a Garibaldi, come tu, con la suddetta precisione descrivi.
    Però, per dare in più giusto inquadramento a quella situazione, desidero informarti che, in uno degli esami da me dati per conseguire la laurea in Scienze Politiche a Roma, ce n’era uno che riguardava il governo degli austriaci in Toscana e dal testo di studio, molto brevemente, si poteva concludere che quel tipo di governo era piuttosto illuminato in quanto conciliava la precisione austrica con l’inventiva toscana senza imporre vincoli inutili ma dando precisi indirizzi economi ed operativi che rendevano il Granducato economicamente benestante rispetto alla massima parte delle altre realtà statali italiane, per questo, forse, i toscani non hanno guadagnato da questa unità, ma qui si aprirebbe un discorso socio-politico di grande attualità e difficoltà. Dobbiamo ancora unire, ma in maniera socialmente equa, l’Italia?
    E siccome, così come nei m’arcordo, ciò che viene raccontato fà scattare delle memorie personali, ti dirò che, finite le scuole elementari, andavo subito a Capalbio a fare la stagione del mare dai miei nonni paterni e da mia zia e mia nonna, che aveva un gallinaio vicino alla casa,nel pomeriggio, ritirando le uova appena fatte delle galline, mi faceva gustare un tuorlo caldo con dietro un bicchierino di Gancia bianco.
    Non so quanto queste mie impressioni possano esserti utili, ma spero possano incoraggiarti a proseguire nella stesura del tuo romanzo verso la migliore soluzione della storia di Adele e Thaddeus.
    Colgo l’occasione per fare a te tua moglie i miei migliori auguri di Buon Natale e ti abbraccio
    Giovanni

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