
Quel giorno di giugno del 1925, probabilmente una domenica, a Sansepolcro doveva essere una bella giornata; il telone che copriva il Monumento ai Caduti della Grande Guerra è stata calato ed il pubblico ascolta rispettosamente i dignitari, molti in camicia nera, che fanno discorsi commemorativi.
Nella chiesa di Sant’Antonio, sempre a Sansepolcro, ci sono due lapidi con i nomi dei caduti. I 207 Borghesi ricordati nel marmo non sono solo nomi, ognuno di loro ha una sua storia, era una persona; ognuno soffrì un orribile agonia, ognuno lasciò persone care e letti vuoti; solo “una straordinaria combinazione di sfortunati eventi” (come direbbe in questo caso l’amico Gian Domenico Vaccarecci) li fece scontrare con una pallottola, una bomba, una malattia o qualcos’altro di letale. In quella folla ci sono madri, padri, mogli, figli, fidanzate, parenti e amici. C’era anche mia madre, dieci anni, era stata scelta come guardia d’onore assieme ad altri bambini/e. Da qualche parte ho il diploma.
Il monumento non ebbe vita lungo, all’inizio della Seconda Guerra mondiale, fu rimosso e il metallo usato nell’industria bellica, la gran placca bronzea rimase l’unico elemento originale nel cubone di marmo. Verso la fine degli anni ’50 il cubone fu rimosso e la placca bronzea fu salvata all’ultimo momento da Odilio Goretti. Oggi si trova nel Museo della Resistenza.
Non ho finito. Anche se nessuno mi ascolta, non mi stanco di perorare la causa della placca bronzea del vecchio monumento. Togliamola dall’oscurità e mettiamola nel cortile del comune, il Palazzo delle Laudi. Costo dell’impresa? Direi nullo, quattro chiodoni di ferro battuto forgiati alla Scuola d’Arte.

Ho perorato questa causa con tre amministrazioni, a voce e scrivendo lettere. Spero che il Sindaco Mauro Cornioli e l’assessore Gabriele Marconcini rileggano questo mio scritto.
Non mollo.
A proposito della fotografia:
Direi che fu scattata da sopra l’arco della Porta del Castello, sulla sinistra si vede chiaramente la Piaggia che sale verso la Villa Fatti, sulla destra la Villa di Catolino. La villa Ghirga, poi Vannini, venni costruita dietro il monumento dopo pochi anni in uno stile coloniale non proprio tipico della zona.
Fausto Braganti
ftbraganti@verizon.net
Ripubblicato, Marblehead, 4 novembre 2019
Tuchan (Languedoc) 6 settembre 2018
Come molti di voi sanno ho scritto un romanzo storico-erotico “L’Adele e Thaddeus”
La storia di passione si sviluppa in nove giorni quando Garibaldi con la sua legione passò per la Val Tiberina, fine luglio 1849. “In tempo di guerra non si perde tempo” Da tempo sto invano cercando di pubblicarlo senza successo. Se siete curiosi di leggere le prime due giornate delle avventure dei nostri eroi, questo è il link al mio blog:
https://faustobraganti.wordpress.com/
Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/
Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro.