1963, 16 agosto
Ho già scritto della Festa di San Rocco, infatti parte di questa storia è stata pubblicata nel mio libro di memorie Borghesi “M’Arcordo…”
Avendo appreso che la Confraternita della Misericordia (1338) di Sansepolcro sta organizzando la festa popolare per il 25 agosto per onorare il santo, mi è venuto un momento di nostalgia, di tempi lontani non necessariamente migliori, ma di certo fantastici perché la mia memoria di bambino ed anche di adolescente li ha riposti in una nuvola speciale.
San Rocco era un francese e infatti anche a Tuchan, il piccolo paese dove abito in Languedoc, aveva la chiesa di Saint Roch. Aveva, perché durante il fervore rivoluzionario fu saccheggiata e fu adibita a magazzino; parzialmente distrutta, rimane l’abside che è stata incorporato in una casa. San Rocco divenne molto popolare e arrivò anche al Borgo e dedicarono a lui la chiesa eretta sopra quella del Santo Sepolcro.
Mi è simpatico anche se l’onnipresente cane che gli lecca la gamba ferita mi rattrista. Ma qual’è la su’ storia? Se la sapevo l’ho dimenticata.
Quando ero piccino la Festa di San Rocco veniva celebrata il pomeriggio del 16 d’agosto come sempre in via degli Aggiunti davanti alla chiesa del santo, dove la strada si slarga on po’, di fronte al giardino Piero della Francesca ed era organizzata dai Confratelli della Misericordia, allora portavano ancora la “buffa” quando andavano a prendere i malati. Credo che mia madre mi ci abbia portato sin da quando ero piccolissimo, ‘l mi’ babbo non ci veniva mai. Questo era uno degli eventi, come le Fiere, che attendevo con tanta impazienza. Poi arrivava una mattina d’estate e mia madre mi annunciava:
“Oggi si va alla Festa di San Rocco!” e io ero contentissimo: l’albero della cuccagna, il tiro alla fune, ma sopratutto “La Bigoncia” con l’oca dentro, questa era la gara che mi piaceva di più. Penso che contavo i minuti e domandavo in continuazione:
“Quando se va?” L’attesa mi sembrava sempre troppo lunga.
Quando si giungeva dalla rampa, che saliva su da Piazza Garibaldi, la prima cosa che vedevo era la fune tesa attraverso la strada con al centro la famosa bigoncia piena d’acqua, ma ancora non c’era l’oca. Da un lato di questa tinozza era stata inchiodata una tavoletta con in fondo un foro, questo era l’agognato bersaglio da infilzare con la punta d’una lunga asta e il premio era l’oca stessa.
Noi s’arrivavamo sempre presto, c’era modo di incontrare tanti amici. Si girava anche per il giardino dove era stato piantato per terra un gran lungo palo, che sembrava il mitulo d’un pagliaio. I cima a questo venivano appesi i premi: salami, salsicce, mi sembra che un anno c’era anche un povero pollo vivo, con la testa ‘n giù. Un uomo aveva un barattolo pieno di sugna, e con un pennellone imbrattava tutto il palo per renderlo scivoloso per chi avrebbe cercato di salirlo; avrebbe anche insugnato tutti i vestiti. “Chissá come gli grida la su’ mamma quand’artorna a casa!” pensavo io.
Si visitava la chiesa e ci si fermava davanti a San Rocco per una piccola preghiera, come ho detto mi piaceva, lui aveva il cane. I Confratelli della Misericordia vendevano anche dei piccoli panini, detti di San Rocco; la mi’ mamma diceva che si dovevano mangiare per devozione, ma io li avrei mangiati lo stesso, mi piacevano. Una volta, quando mia madre cercò di comprarne e non li trovò perché erano finiti, fui molto triste, ma per poco, quello che contava erano i giochi.
Più d’una volta fummo invitati a casa della Vittoria, la mamma di Gianni, meglio conosciuto come ‘l Liscio. Dal loro salotto si accedeva ad una terrazza d’angolo che offriva un bella veduta della festa. Poi, da più grandicello, preferivo essere in mezzo alla folla e più vicino alla bigoncia, anche se la mamma mi diceva che mi sarei bagnato tutto. Questo era il gioco che mi piaceva di più, e poco prima dell’inizio della tenzone arrivava uno degli organizzatori con un bell’ociarone bianco e saliva su una scala a pioli, che altri aiutavano a sorreggere, e la metteva nella bigoncia giá piena d’acqua.
Il primo cavaliere era pronto ed agguerrito e con la sua lancia in resta non era in sella ma piuttosto seduto in una vecchia sedia sgangherata e legata, inchiodata sopra un carretto e invece d’un indomabile destriero aveva due uomini alle stanghe e spesso non riuscivano a tirare alla stessa velocitá. Questo rendeva ancora più difficile mirare e centrare il famoso buco. Spesso il cavaliere colpendo la tavoletta baltava la bigoncia e si trovava sotto una cascata d’acqua. Quando cominciava la corsa un gruppo di ragazzini si metteva ad inseguire il contendente e spesso anche loro finivano sotto l’acquazzone. Subito comparivano altri aiutanti con secchi pieni d’acqua e la bigoncia era pronta per un altro attacco. L’oca era legata in qualche maniera perchè con l’urto dell’asta certe volte veniva sbalzata fuori. Il secondo cavaliere era subito pronto per la carica e queste continuavano con i berci di incoraggiamento della folla sino a quando un temerario dallo sguardo acuto e polso fermo avrebbe infilzato l’asta nel buco. Urlo sovrumano della folla entusiasta! Ecco l’eroe della giornata, quella che aveva compiuto l’impresa, che artornava a chesa tutto mollo e con l’ocia.
C’era poi il tiro alla fune, ma non era cosi eccitante. L’albero della cuccagna invece me piaceva di più. Gli scalatori si riempivano le tasche di terra e la buttavano sul palo unto cercando così d’avere più presa, ma poi squillavano lo stesso e artornavano giù da dove erano partiti e io ridevo. A la fine, dopo che in dimolti avevano pulito ‘l mitulo a forza di provarci, uno arrivava ‘n cima e cominciava a buttar giù tutto quel bottino. Quando ‘n c’era ‘rmasto più gnente scendeva e la festa era finita. E io dovevo aspettare ‘n’antr’anno.
La cosa strana, ma forse non era strana per niente, era che non ho mai pensato che quando sarei diventato grande avrei partecipato ai giochi, sarei stato solo uno spettatore, come nel 1963, quando scattai queste foto.
2001, 25 agosto.
Alla fine d’agosto di quell’anno mi trovavo a Firenze per lavoro, stavamo girando un documentario. Alla fine del filmare avevo alcuni giorni liberi mentre il resto si riposizionava a Montecatini. Era una domenica mattina e prometteva d’essere una giornata caldissima, non volevo rimanere. Firenze è bella, anzi bellissima, ma Firenze in quei giorni passati in un hotel del centro mi aveva immalinconito, rattristato. Non mi ci ritrovavo più. Firenze era cambiata, ed anch’io ero cambiato e non ero più lo studente che andava all’università. Allora decisi d’artornare al Borgo. Feci la valigia in dieci minuti e mentre ero nel taxi correndo verso la stazione telefonai a Paolo Massi, che se ne stava tranquillo in piscina:
“Paolo, arivo ad Arezzo fra ‘n ora!”
E tovai Paolo, puntuale, li ad aspettarmi alla stazione d’Arezzo. Tornando verso il Borgo, Paolo mi disse che quella sera ci sarebbe stata la Festa di San Rocco, con cena al giardino, preparata dal Liscio. Immaginate la mia gioia: la Festa di San Rocco, anche se non era il 16 agosto, sembrava l’avessero post posta per me. La festa di quel santo francese con il suo cagnolino faceva felice anche un miscredente come me.

I tempi erano cambiati, infatti avevo da poco acquisito la mia prima macchina digitale e mi sfogai, cercando di immortalare tutto e tutti, incluso il mitico Sceriffo, versione estiva. Credo che questo soprannome derivava da quell’immancabile cappello a larga falda, forse ci andava a dormire. Era un pomeriggio caldo e afoso, e anche lo Sceriffo s’era adeguato alla temperatura: niente giacca o cravatta e aveva preferito un cappello di paglia all’inseparabile feltro. Al mio saluto, alle mie domande rispose con monosillabici “si” o “no”. Si vede che quel giorno non era in vene di sentenziare una delle sue lapidarie affermazioni. Era là ad osservare e godersi i giochi popolari e fumava. Spesso con le sue mitiche e drastiche asserzione prometteva disastri incommensurabili, ma poi era un buono e non avrebbe fatto male ad una mosca.
Mi sembra opportuno ricordare una delle Beatitudini come ce la indica Matteo:
“Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli.”
Questa una serie di foto dei giochi, delle ciacce fritte nel giardino e della cena organizzata dal Liscio.
Spero che molti dei ragazzi/e, ormai diventati grandi si riconoscano e che abbia portato loro un sorriso.
pronti per la festa mangiando una ciaccia
I citti mangiano senza mani
poi tiro alla fune








il gran momento, la Bigoncia.















l’albero della cuccagna

e per finire quell’anno incontrai una bella ragazza, creativa. Era lei che aveva inventato i calzoni sdruciti, dieci anni prima che venissero di moda? I compenso lei aveva avuto l’idea di tenerli un po’ chiusi con degli spilloni a balia. Chi se la ricorda? Ma chi era?

2012, 26 agosto.
Ancora una volta per caso mi son ritrovato al Borgo in occasione della festa di San Rocco e questa una serie di foto d’una nuova generazione di festaioli.
Alfredo cerca di controllare la folla
La biga pronta per l’indomito eroe..
comincia la gara, sotto l’attento occhio del sindaco.
e per finire l’albero della cuccagna
GRAZIE Confraternita della Misericordia per il lavoro di tanti generosi volontari e anche per salvare le nostre tradizioni
Tuchan, Languedoc, 19 agosto 2019
Fausto Braganti
ftbraganti@verizon.net
Come molti di voi sanno ho scritto un romanzo storico-erotico “L’Adele e Thaddeus”
La storia di passione si sviluppa in nove giorni quando Garibaldi con la sua legione passò per la Val Tiberina, fine luglio 1849. “In tempo di guerra non si perde tempo” Da tempo sto invano cercando di pubblicarlo senza successo. Se siete curiosi di leggere le prime due giornate delle avventure dei nostri eroi, questo è il link al mio blog:
https://faustobraganti.wordpress.com/
Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/
Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro. Regalate il libro M’Arcordo… per Natale, sarà certo una dono gradito per i tutti i Borghesi vicini e lontani.
Questo è un breve filmato di Pascale dell’inizio della presentazione del libro avvenuto nella sala consiliare (quella che io chiamo “sala del biliardo”) del Comune di Sansepolcro, 25 aprile 2015.
Presentazione del libro “M’Arcordo…”