
Ieri sono entrato in un magazzino a Carcassonne (Francia) e del tutto inaspettato mi è comparso davanti un mobile polveroso che credo la gran maggioranza della gente non sappia cosa sia, o meglio cosa fosse stato un tempo, ma a cosa serviva?
Non molto tempo fa incontrai un ragazzo, direi circa 15 anni, che mi raccontò d’una sua recente visita al Museo della Scienza a Milano. Mi raccontò d’una sua eccitante esperienza, aveva fatto una telefonata con un telefono nero, pesante, che aveva un disco con i numeri. Non l’aveva mai visto prima.
Immaginate se avesse visto questo centralino telefonico!
Ritorniamo a ieri, quando io l’ho visto ho fatto una repentino balzo nel tempo e un sorriso, un nome mi son venuti alla mente, quelli di Silvia Boschi. Era lei la centralinista della Buitoni. Con la sua voce suadente e gentile smistava centinaia di telefonate e si diceva che non sbagliasse mai, ovvero metteva sempre lo spinotto nel buco giusto. non sbagliava. Era lei quella che controllava le comunicazioni, sapeva tutto di tutti.
“Da qui in tutto il mondo” diceva un gran cartello pubblicitario della Buitoni che si ergeva lungo la Tiberina 3bis. La Silvia era il primo contatto rapido con il mondo. Niente computer in quei giorni.

Nella fotografia la Silvia è l’unica donna assieme alla squadra dei portieri della Buitoni, davanti alla vecchia portineria, in faccia a via Giovanni Buitoni. Le mura erano state abbattute per dare accesso allo stabilimento, la vecchia Porta del Castello era stretta e angusta, non adatta al traffico d’una industria come la Buitoni.
Quella porticina che si intravede era l’ingresso di tutti gli operai, e subito sulla destra, appena entrati, c’era una finestra e da lì si vedeva seduta la Silvia, di profilo e davanti a lei c’era il centralino, con quel pannello pieno di buchi e di spinotti che lei inseriva e toglieva con un’incredibile velocità, per smistare le chiamate in arrivo e in partenza. Io ero affascinato, mi piaceva guardarla, e mi domandavo, ma come fa a non confondersi con tutti quei fili? Quello era un telefono che non suonava, c’erano delle lucine che si accendevano.
Così ieri ho pensato alla Silvia, ed ho sorriso, lei era un’amica de la mi’ mamma.
Al Borgo c’era un altro centralino, quello pubblico, davanti al comune, nella spazio occupate oggi dall’ufficio turistico. Ieri ho pensato alla Silvia e non a Bista, lui non sorrideva mai.
PS: questo centralino apparteneva all’Hotel Terminus di Carcassonne, è stato salvato all’ultimo momento, era già destinato alla discarica.
Fausto Braganti,
28 settembre 2020 ancora a Tuchan nelle Corbieres.
Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro. Questo è un breve filmato dell’inizio della presentazione del libro avvenuto nella sala consiliare (quella che io chiamo “sala del biliardo”) del Comune di Sansepolcro, 25 aprile 2015.
filmato della presentazione del libro M’Arcordo… 25 aprile 2015