091 Sansepolcro, 14 dicembre 1954, da quel giorno il San Giuliano ne ha fatti di chilometri.

Sansepolcro,  San Giuliano di Piero della Francesca

Il San Giuliano di Piero della Francesca è un girellone. Lo incontrai a Londra nel 1969, penso che quello fosse il suo primo viaggio.

Pochi giorni fa è ripartito, viaggio lungo, questa volta per andare all’Ermitage di Санкт-Петербу́рг, questa volta ha un compagno di viaggio, San Ludovico.

Ma cosa si saranno detti quei due durante tutte quelle ore di viaggio andando verso nord?

So che il San Giuliano di viaggi ne ha fatti molti, Venne in America, New Orleans, nel 1984. Gianni Bartolomei ha la cronistoria di tutti i viaggi del San Giuliano e di altre opere di Piero.

Quando riscoprirono l’affresco perduto di Piero della Francesca io ero alle Medie. La notizia si sparse come un fulmine, ci fu un esplosione di entusiasmo generale e tutti a Sansepolcro se ne sentirono orgogliosi. Quell’angelo, come venne chiamato all’inizio, doveva essere solo una prima scoperta, sotto quegli intonaci ci doveva esser ben altro, ma purtroppo le aspettative furono deluse.

Accontentiamoci del San Giuliano e non è poco.

Ma con tutta la miriadi di santi che ci sono come fecero a stabilire che questo fosse proprio San Giuliano? Ma che c’è scritto da qualche parte? Se qualcuno lo sa ce lo dica.

A suo tempo, quando scrissi questa storia in un M’Arcordo… io spesso conversavo (via Facebook) Francesco Pasquetti un Borghese che lavora e abita Singapore.

Io dopo cena bevo il mio whisky, me l’ha ordinato il dottore, mentre lui si fa il caffelatte mattutino. Le parti si invertono dopo 12 ore, ho poi scoperto che la sua collezione di whiskey è più ricca della mia. Devo andare a trovarlo.

Una mattina, ma forse era una sera, durante una delle nostre chiacchierate, me so’ arcordato d’un episodio lontano, un po’ confuso nella mia memoria, e gli ho chiesto:

“Francesco, ma chi era quello che vide il San Giuliano di Piero alla Filarmonica? Era il tu’ babbo o il tu’ zio?”

“Era il mi’ zio Ivo.”

“Ma com’è la storia?”

“Anni fa lo zio la scrisse, la cerco e me la faccio mandare dal Borgo e te la passo. The Pasquetti Connection! Grazie anche al mi’ cugino Giulio.”

“Benissimo, la voglio pubblicare.”

E così dopo un paio di giorni questa testimonianza di Ivo Pasquetti, dall’inconfondibile profilo pierfrancescano, mi è arrivata, rimbalzando dall’Europa in America, via Asia.

Questa fu pubblicata in un libro: “Una Piazza, una Città, il Sentimento del Tempo” del 1988, una raccolta di memorie di gente che era cresciuta e aveva vissuto attorno alla fontana di Piazza Santa Chiara.

UN AVVENIMENTO MEMORABILE

Caricatura di Ivo Pasquetti 1949

Una cosa così non capita spesso, anche se il nostro quartiere in quasi otto secoli, ne ha visti di fatti da tenersi a mente.

Verso le due del pomeriggio del 14 dicembre 1954, tornavo da scuola e, affamato, mi dirigevo a casa per mangiare. Abitavo nell’edificio posto al n. 10 di Via S. Croce, in uno degli appartamenti allora riservati ai custodi della scuola elementare. Mio padre, appunto, lo era da molti anni.

Salita la prima rampa di scale, vidi aperta la porta della Sala della Società Filarmonica. Da alcuni giorni mi capitava di vederci entrare un muratore, Lino Mercati, Seme di soprannome: il partigiano che erroneamente era stato dato per fucilato nel ’44 a Villa Santinelli. La sala, che in origine era l’abside della Chiesa degli Agostiniani, veniva adattata a locale da ballo per l’imminente Carnevale ed il muratore eseguiva lavori di risanamento.

Chi sa perché, proprio quel giorno, sentii il desiderio pungente di entrare per rivedere gli affreschi trecenteschi che, qualche anno prima, Beppe Nomi, con l’aiuto di suo fratello Piero, e Giovanni Cecconi avevano individuato sotto l’intonaco e parzialmente rimessi in luce con l’aiuto di rudimentali strumenti. Anch’io ero stato della partita, saltuariamente.

Mi prese voglia, come dicevo, di tornare a rivederli: certi volti di Madonna, certi sguardi … Erano di una dolcezza infinita! Entrai e mi misi in contemplazione. Seme, che non aveva ancora ripreso a lavorare per il turno pomeridiano, mi osservava e non capivo perché. Lo salutai e allora, come incoraggiato dal saluto amichevole, ruppe il ghiaccio.

– N’è venuto fuori un altro di questi dipinti. Stamattina. – mi disse un po’ reticente.

– Dov’è? – chiesi incuriosito.

– Di là, in quello sgabuzzino.

Mi portò in uno stanzino senza finestra che serviva da ripostiglio per i musicanti. Un’asse incalcinata su due caprette di ferro, una corta scala a pioli. L’oscurità non consentiva di scorgere altro. Accese una lampada volante, collegata ad un lungo filo elettrico, l’alzò sopra l’asse e illuminò il dipinto.

Era inconfondibile!

– Ma questo è di Piero della Francesca! – gridai.

Ad ogni secondo che passava mi rendevo conto sempre più della eccezionalità del fatto. Che emozione! Non c’era da sbagliarsi. Il volto, gli occhi, il portamento statuario della figura. I colori erano ancora più vividi di quelli che possiamo ammirare oggi, a causa dell’umidità del muro. Era splendido! Ero felice, eccitato, agitato. Lino Mercati se ne accorse e mi sembrò che si volesse quasi giustificare.

– lo non ho fatto niente, è venuto fuori da sé.

– Chi hai avvertito?

– Nessuno. Ma che ne so io …

Gli spiegai che aveva fatto un grosso ritrovamento. Allora si rassicurò e fu più ricco di particolari.

– L’umidità aveva gonfiato l’intonaco. Io dovevo rompere la gobba e rifarlo. Ho dato una martellata e ho visto comparire un occhio. Se qui c’è un occhio un altro deve essere qua. Un’altra martellata. Non c’era. Allora deve essere di là. Un colpo, è apparso il secondo occhio. Allora il naso è qui. To … è saltato fuori il naso e la bocca.

– Sciagurato, potevi rovinare tutto! Ora non toccare più nulla e avverti qualcuno.

– Ma io non ho fatto niente, è venuto fuori da sé.

Ero giovane e avevo fame. Andai a pranzo, ma dopo due cucchiate di minestra di fagioli smisi di mangiare, salutai in casa e scappai. Sempre più ero preso dalla smania di dirlo a qualcuno, oltre che ai miei.

Tornai alla Filarmonica. Lino Mercati aveva ripreso a lavorare più in là e gli chiesi:

– Sei stato ad avvertire?

– Ma chi? – brontolò.

Uscii per provvedere. Andai da Beppe Nomi, che era l’ispettore onorario ai monumenti. Non era in casa. Cominciai a cercarlo. Incontrai un gruppo di amici: Renato Pecorelli, Massimo Moriani, Valentino Valentini, Raffaele Rizzo. Forse qualche altro. Chiesi di Beppe. L’avevano intravisto e mi portarono da lui. In piazza lo incontrammo. Lo chiamai, ma non mi dette ascolto: era con il signor Adriano Canosci, corrispondente de “LA NAZIONE” e con un ispettore del giornale fiorentino.

Ero cosciente di non avere nessun merito per la scoperta, ma provavo una comprensibile gioia a pensare che ero io il secondo uomo del XX secolo, dopo Seme, ad aver visto quello che sarebbe stato poi identificato per il S. Giuliano, e di essere stato il primo a rendersi conto che si trattava di un Piero della Francesca. Mi urgeva dentro il bisogno di raccontarlo a Beppe. Perciò mi ribellavo al fatto che ci snobbasse.

Lo richiamai, e senza complimenti, gli dissi:

– Dammi udienza, ti conviene. Ho scoperto un Pier della Francesca.

Tempo prima lui aveva fatto ricerche mirate e saggi in varie chiese. Inutilmente.

La nostra comitiva era di burloni, c’era da darci poco credito. Ma di me aveva un po’ di fiducia, perché avevamo lavorato insieme a queste cose. E poi la curiosità era tanta, che valeva la pena di rischiare la beffa.

– Dove? – azzardò.

– Non te lo dico. Abbi fede, vien dietro a me e vedrai. –

Anche gli amici erano increduli. Non erano al corrente di nulla. Ci avviamo in corteo. Beppe era scettico, ma tentato. Alla Filarmonica l’introdussi nel ripostiglio. L’asse e la capretta non c’erano più. Montò sulla corta scala, fino al penultimo piolo e appoggiò il ventre al muro, per stare in equilibrio. Tremava.

– È lui, è lui; e poi di quelli belli! ;

– Pare incazzato, ‘sto santo, d’essere stato scoperto – commentò uno degli amici, notando lo sguardo fiero della figura.

A quel punto nasceva il problema di avvertire le così dette autorità competenti. Ma l’ispettore de “LA NAZIONE”, che ritrovammo in piazza, voleva dare la clamorosa notizia al suo giornale e non sentiva ragioni; Beppe, da persona corretta, non poteva consentirlo per i rapporti che aveva con la Soprintendenza.

I miei amici, scanzonati goliardi, cominciavano a divertirsi, e sghignazzando, minacciavano:

– Beppino, o ci paghi da bere, o si dice a Felix – che era il corrispondente de “IL MATTINO DELL’ITALIA CENTRALE”, il quotidiano toscano concorrente.

– Questo no! – intervenne l’ispettore, che non aveva capito che non si trattava di un ricattuccio, ma che gli amici la buttavano in goliardia – A questi bravi giovinotti la bevuta gliela pago io.

E brindammo alla salute de “LA NAZIONE”, di Beppe Nomi, mia, e, perché no, di Piero della Francesca.

Andò a finire che la notizia fu pubblicata dal giornale, ma con poco rilievo. E le autorità competenti si presero un po’ di tempo prima di sentenziare che si trattava di un affresco pierfrancescano. Prima di fare la cosiddetta attribuzione.  

IVO PASQUETTI  

Da tutto questo si apprende che quel 14 dicembre 1954 fu un giorno memorabile per il Borgo; Seme riscoprì un santo nascosto per secoli e non dimentichiamo che Ivo Pasquetti mangiò una minestra di fagioli.

Cerco una foto di Seme, Lino Mercati the unsung hero, da inserire in questa storia. Mi pare che si dia poco credito al suo contributo, magari un altro avrebbe martellato il tutto. Forse ne hanno una nel Museo della Resistenza?

La profilo ducale (pierfrascano) del giovane Ivo Pasquetti viene dal giornalino goliardico “Per chi Suona il Campanone” del Natale 1949.

Non m’arcordo quando vidi il San Giuliano per la prima volta, o quando fu portato al Museo, ma m’arcordo quando poi mi venne a trovare a Londra, come ho detto all’inizio.

Nella primavera del 1969, allora lavoravo a Londra, fu allestita una mostra, “Frescoes from Florence”, di opere salvate e restaurate dopo l’alluvione di Firenze del 1966. La Hayward Gallery era stata inaugurata da poco lungo la riva sud del Tamigi. Quando appresi che c’era anche il San Giuliano di Piero fui sorpreso, ma cosa centra lui? Non era stato alluvionato, ma certo gli organizzatori che l’avevano ottenuto in prestito erano soddisfatti: avere un Piero della Francesca dava lustro alla mostra e avrebbe attratto gran pubblico.

Andai a trovarlo diverse volte e mi sentivo particolarmente orgoglioso, quella era roba mia, anche se dovevo pagare 6 scellini ogni volta! Volevo che tutto il mondo lo sapesse e l’ammirasse.  

Ma che ci sono Borghesi che abitano a San Pietroburgo? Siamo una razza di girelloni.  

 Marblehead, 1 dicembre 2018 

Come molti di voi sanno ho scritto un romanzo storico-erotico “L’Adele e Thaddeus”

La storia di passione si sviluppa in nove giorni quando Garibaldi con la sua legione passò per la Val Tiberina, fine luglio 1849. “In tempo di guerra non si perde tempo” Da tempo sto invano cercando di pubblicarlo senza successo. Se siete curiosi di leggere le prime due giornate delle avventure dei nostri eroi, questo è il link al mio blog:

https://faustobraganti.wordpress.com/

Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro. Natale si avvicina e un copia del libro M’Arcordo…  è sempre un dono gradito per un Borghese lontano, o anche uno vicino.

Questo è un breve filmato di Pascale dell’inizio della presentazione del libro avvenuto nella sala consiliare (quella che io chiamo “sala del biliardo”) del Comune di Sansepolcro, 25 aprile 2015.

Presentazione del libro “M’Arcordo…”

 

 

085 1943-07-08 Sansepolcro, oggi si va ad Arezzo, in prima classe naturalmente.

Sansepolcro – Arezzo 1943, biglietti ferroviari di prima classe

Quand’è l’ultima volta che avete comprato un biglietto di prima classe per andare ad Arezzo? Io non sapevo neanche che ci fosse stata questa possibilità di scelta. Ho sempre sentito dire che il nostro rimpianto trenino, l’Appennino, avesse dei sedili durissimi di legno, tipici della terza classe; nessuno mi ha mai detto e non l’ho letto che ci fosse uno scompartimento di prima classe, magari con i sedili comodi coperti di velluto rosso; a questo punto immagino che ci doveva essere anche la seconda classe.

Agli inizi degli anni ‘20, la guerra era finita, lo scrittore inglese Aldous Huxley intraprese un epico viaggio alla scoperta dell’Italia meno conosciuta; deviò da quelli che erano i canoni degli itinerari tradizionali. Arrivò a Sansepolcro venendo da Urbino, ce lo racconta nel capitolo dedicato alla Resurrezione di Piero della Francesco; questa era stata la sola ragione, l’obbiettivo della sua visita. Fu grandemente colpito da quest’opera che lui osa definire “The Best Picture”. Il suo giudizio si basa su una valutazione morale di Piero come artista, piuttosto che di semplice estetica. Per il resto non ebbe una buona impressione del paese, nessun accenno al duomo, era quello vecchio ancora tetro e barocco e non rimase soddisfatto dell’albergo di cui non fa nome, e al mattino, quando raggiunse la stazione per continuare il suo viaggio verso Arezzo, trovò un trenino da operetta, come lo definisce lui. Che forse comprò un biglietto di prima classe?

Non ho altro riferimento letterario che ci parli dell’Appennino, so solo che vari libri sono stati scritti sulla storia di questa linea che collegava Arezzo a Fossato di Vico. Infatti in uno di questi vidi una foto della littorina,  1941, una specie di autobus con motore diesel, che correva sui binari, non più locomotiva a vapore.

 

Grazie a questo nuovo mondo delle comunicazioni impensate e impensabili fino a non molto tempo fa, ho incontrato Stefano che, conoscendo i miei interessi sulla storia di Sansepolcro, mi ha inviato questi biglietti andata e ritorno di prima classe Sansepolcro Arezzo. Probabilmente conosco anche il nome di chi si poteva permettere il lusso di spendere 25 Lire nel 1943, equivalenti a circa 9.00 Euro di oggi.

Si deduce dai numeri seriali dei due biglietti (01023 – 01117) che da 12 giugno all’8 luglio 1943 a Sansepolcro furono venduti 94 biglietti, Non mi pare un gran numero in 26 giorni, ma siamo nel mezzo della guerra e i soldati viaggiavano in terza classe, gratis.

Con i bombardamenti della stazione e dei nodi ferroviari di Arezzo ai primi di novembre del 1943 la linea a scartamento ridotto venne gravemente danneggiata e mai fu rimessa in funzione nella sua struttura originale. Fu la fine della FAC, e lo zio Angelo, capostazione di Gubbio, dovette cercarsi un altro lavoro.

 

FAC dal 1986 al1943

Stazioni e caselli del treno a scartamento ridotto lungo la linea da Arezzo a Fossato di Vico, Ferrovia Appennino Centrale. (1886-1943)

Arezzo, Bagnoro, Gragnone, Torrino, Palazzo del Pero, Molin Nuovo, Pieve a Ranco, Ville Monterchi, Citerna, Sasso, Anghiari, S. Fiora, Sansepolcro, S. Giustino, Selci-Lama, Città di Castello, Sansecondo, Canoscio, Trestina, Ranchi del Nestoro, Montone-Montecastelli, Niccone, Umbertide, Monte Corona, Serra Partucci, Campo Reggiano, Pietralunga, Mocaiana, Gubbio, Padule, Torre Calzolari, Branca, Fossato di Vico.

 Fausto Braganti

 ftbraganti@verizon.net

Marblehead, 15 novembre 2018

Come molti di voi sanno ho scritto un romanzo storico-erotico “L’Adele e Thaddeus”

La storia di passione si sviluppa in nove giorni quando Garibaldi con la sua legione passò per la Val Tiberina, fine luglio 1849. “In tempo di guerra non si perde tempo” Da tempo sto invano cercando di pubblicarlo senza successo. Se siete curiosi di leggere le prime due giornate delle avventure dei nostri eroi, questo è il link al mio blog:

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Questo è un breve filmato di Pascale dell’inizio della presentazione del libro avvenuto nella sala consiliare (quella che io chiamo “sala del biliardo”) del Comune di Sansepolcro, 25 aprile 2015.

Presentazione del libro “M’Arcordo…”

 

081 1890-28 agosto. Comunità di Sansepolcro, abbattiamo la Torre di Berta, non è mica un pisciatoio.

Sansepolcro, Torre di Berta da una stampa fine ottocento

L’amore che noi Borghesi dimostriamo ogni giorno per la Torre di Berta non è stato sempre condiviso da nostri antenati.

Sono sempre meno quelli che la ricordano e noi che non l’abbiamo vista ci sentiamo privati di tutta la sua gloria, del vero simbolo della città e della sua storia.

Vogliamo la torre!

La torre di Berta era di certo molto più alta, probabilmente fu scorciata, come tante altre, dopo un rovinoso terremoto e allora fu aggiunta la cella campanaria. Simile esempio si trova nel campanile di Sant’Agostino che non è tale ma piuttosto è una torre

Sansepolcro, porta finestra al primo piano

La torre faceva parte d’una struttura di carattere militare, con in cima un terrazzo d’avvistamento merlato, ghibellino? Come tale alla base era incorporata in un qualche castello. Parte di questo era ancora in piedi all’inizio dell’ottocento nel lato sudest assieme a casette. Nella facciata del palazzo nel fondo della piazza, angolo via dei Servi con via Sant’Antonio, si vede ancora una gran finestra, ma che un tempo doveva essere una porta. Ma chi costruisce una porta al primo piano d’un palazzo? Doveva avere altre funzioni, come quella di collegamento, magari attraverso un arco al castello della Torre di Berta.

Quando tutti gli edifici che la circondarono furono abbattuti, questa rimase isolata nel mezzo d’una piazza che prima non esisteva. Non credo che ci siano molti esempi di torri che si levano da sole e non facenti parte di castelli o mura. La base della torre si indebolì enormemente, rendendola pericolosa, in particolar modo a Sansepolcro, zona tellurica.

Mozione

La mozione del sig. (Livio) Galardi è diretta, chiede l’abbattimento della terre.

“… tale demolizione sarebbe altresì giustificata da motivi di sicurezza pubblica e pubblica moralità…”

Infatti la principale ragione era la sicurezza, si parla di grandi pietre che erano cadute per il vento, e quello che non è scritto penso sia la paura dei terremoti. Il termine “moralità” penso si riferisca al fatto che la base della Torre non era altro che un orinatoio.

Infine ci sono due proposte: quella di costruire una pubblica fontana o “innalzarvi il monumento all’immortale concittadino Piero della Francesca alla cui effettuazione alacremente sta occupandosi la cittadinanza che sente doverosa questa manifestazione.”

Non conosco le vicende che seguirono, anche se sembrava che la maggior parte dei consiglieri fossero d’accordo, la Torre non fu abbattuta e il monumento a Piero della Francesca fu innalzato nel giardino omonimo due anni dopo, nel 1892 quattrocentesimo anniversario della morte.

Ognuno faccia le sue considerazioni.  

Fausto Braganti

ftbraganti@verizon.net

Sansepolcro, 17 ottobre 2018

Come molti di voi sanno ho scritto un romanzo storico-erotico “L’Adele e Thaddeus”

La storia di passione si sviluppa in nove giorni quando Garibaldi con la sua legione passò per la Val Tiberina, fine luglio 1849. “In tempo di guerra non si perde tempo” Da tempo sto invano cercando di pubblicarlo senza successo. Se siete curiosi di leggere le prime due giornate delle avventure dei nostri eroi, questo è il link al mio blog:

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Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro.

Questo è un breve filmato di Pascale dell’inizio della presentazione del libro avvenuto nella sala consiliare (quella che io chiamo “sala del biliardo”) del Comune di Sansepolcro, 25 aprile 2015.

Presentazione del libro “M’Arcordo…”

 

079 Sansepolcro, c’era una volta il Piazzone

Per secoli i viaggiatori, i mercanti e i pellegrini, i turisti non esistevano, arrivando a Sansepolcro, chi era passato per Anghiari e chi veniva dalla Romagna, si ritrovavano in un grande spiazzo di terra battuta che per secoli era stata pestata dagli zoccoli d’animali portati al mercato. E là davanti a loro c’erano le mura medicee e Porta Fiorentina, l’ingresso al Borgo, fortezza di confine. Accanto alla porta c’era un abbeveratoio per le bestie assetate, e per i viaggiatori, varcata la porta, c’era il maniscalco sulla destra e una serie di bettole e osterie col vino annacquato, a seconda della borsa e preferenze del viandante.

Quel grande spazio era il Piazzone.

Questo è un modesto progetto di archeologia fotografica, a strati. L’elemento che ho preso in considerazione per datare le varie immagini che ho raccolto nel tempo sono gli alberi. Ieri, scrivendo l’articolo sul giardino di Porta Fiorentina, che ho soppiantato il Piazzone, ho pensato di metterle in ordine cronologico, almeno quello che credo sia giusto.

Aspetto i vostri commenti per correggere e se avete altre fotografie vi prego, mandatemele!

Sansepolcro, il Piazzone verso il 1910

1 – Penso che questa sia del 1900-10, ancora gli alberi non sono stati piantati. Si vede chiaramente la fontana abbeveratoio sulla sinistra della porta, quella che attualmente si trova a Porta del Ponte, quella che Giuliana Casi cerca (invano?) di riportare al suo luogo originale, è un po’ come la placca del vecchio monumento ai caduti. Il prossimo 4 novembre saranno 100 dalla fine della Grande Guerra, dove 207 Borghesi perirono. Tiriamo fuori  dall’oscurità almeno la placca. Qui in Francia dove risiedo vedo ovunque annunci per la loro commemorazione, l’11 di novembre. Qui, come negli US e UK, non si celebra la Vittoria ma piuttosto si commemora l’Armistizio, si onorano i morti e la fine d’un incubo. Purtroppo non molto tempo dopo ne cominciò un altro.

1915 Il Piazzone con gli alberelli appena painati

2 – Ho sempre pensato che questa fosse una cartolina degli anni ’20, ma vedendo gli alberi da poco piantati e osservando le immagini a venire penso che sia precedente, direi circa 1915. Quello sulla sinistra il Circo Falorni, che di solito veniva in occasione delle Fiere di Mezza Quaresima. Natale Falorni offrì la tenda del circo come ospedale da campo per le vittime del terremoto dell’aprile 1917. La carrozza è un specie di diligenza, ingrandendola si vedono le sagome dei viaggiatori, forse venivano da Pieve Santo Stefano, da quella parte non c’era il treno. Belli quei lenzuoli ad asciugare sulla destra, immagino l’odore dei panni il giorno del bucato, avevano di certo lavorato molto per preparato il ranno, quello che si faceva con la cenere. In quei bei tempi andati niente lavatrice e le lavandaie avevano le mani rovinate.

1916-17 l’accampamento al Piazzone

3 – Durante la Grande Guerra (1915-18) il Piazzone divenne un accampamento per le truppe in addestramento prima di partire per il fronte. Questa foto fu scattata da sopra le mura, come l’immagine del Giardino di Porta Fiorentina del 1950 già pubblicata nell’articolo precedente. Gli alberelli sono cresciuti bene, pieni di foglie. La casa sulla destra è quella che fu bombardata nell’estate del 1944, la bomba fu probabilmente inglese. Si vede sulla destra l’orto (del Bosi?) e considerando il gran numero di soldati poteva essere il luogo dove distribuivano il rancio. Quell’orto poi (1950circa) divenne il cinema sotto le stelle Biturgia.

1918 (?) accampamento al Piazzone

4 – Anche questa dello stesso periodo forse un po’ successiva (1918?) vista dal lato opposto; si vede Sansepolcro e i suoi campanili. I soldati hanno la gavetta in mano, ma cosa avranno mangiato per pranzo? 

anni ’20 I ciclisti arrivano o forse partano dal Piazzone

5 – Anche a Sansepolcro si corse una gara ciclistica, era  questa la linea di partenza o il traguardo? Forse tutte e due? Ricci deve essere arrivato primo e Nemo (o Memo) secondo. Nel dietro della foto è scritto “anni ’20″, ma considerando gli alberelli potrebbe essere 1919-20, o addirittura prima. Gabrio Spapperi, esperto in gare ciclistiche d’epoca, dopo aver attentamente osservato la foto ha suggerito come possibili date 1912-13. Gli alberi crescono.

anni ’30 Porta Fiorentina attaccata dalla pubblicita’

6 – Anni trenta, inquinamento pubblicitari, dal Piazzone si accedeva al Borgo che si è modernizzato, intorno a Porta Fiorentina la pubblicità destinata a quei pochi che possiedono l’automobile, quelli con i soldi.

1940 il giorno del gran mercato, le Fiere di Mezza Quaresima.

7 – Gli alberi son cresciuti e parecchio, forse verso il 1930-35. Questo dovrebbe essere il giovedì delle Fiere di Mezza Quaresima, gran mercato, le bestie sembrano tutte di razza chianina. Immaginate traversare il Piazzone a sera, percorso di guerra, ed evitare tutte quelle cacche. Forse c’era l’intervento d’una squadra di netturbini, in fondo quelle cacche erano  e lo sono ancora un buon fertilizzante. Gli alberi son grandi e questi saranno abbattuti dai tedeschi nell’estate del 1944.

Amici Borghesi, aspetto i vostri commenti per ricostruire la memoria collettiva e se avete foto da mandatemele e io le aggiungerò. 

Fausto Braganti

ftbraganti@verizon.net

Tuchan (Languedoc) 3 ottobre 2018

Come molti di voi sanno ho scritto un romanzo storico-erotico “L’Adele e Thaddeus”

La storia di passione si sviluppa in nove giorni quando Garibaldi con la sua legione passò per la Val Tiberina, fine luglio 1849. “In tempo di guerra non si perde tempo” Da tempo sto invano cercando di pubblicarlo senza successo. Se siete curiosi di leggere le prime due giornate delle avventure dei nostri eroi, questo è il link al mio blog:

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Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro.

Questo è un breve filmato di Pascale dell’inizio della presentazione del libro avvenuto nella sala consiliare (quella che io chiamo “sala del biliardo”) del Comune di Sansepolcro, 25 aprile 2015.

Presentazione del libro “M’Arcordo…”

 

078 1950? Sansepolcro, il giardino fuori Porta Fiorentina, quello che una volta era il “Piazzone”

Sansepolcro, 1950 circa, I giardini fuori porta Fiorentina.

Cominciamo con i ringraziamenti, il primo va a Domenico Gambacci che ieri ci ha proposto questa cartolina, probabilmente del 1948-50 nel sito Borgo Pensiero (Facebook) e il secondo va a Mario Baragli, primo sindaco di Sansepolcro del dopoguerra; quando questi fu eletto nel 1946 aveva 27 anni, il Borgo aveva ancora aperte le ferite della guerra ed erano tante. Per me non ci sono dubbi che nel pianificare questo giardino così ben curato c’era la volontà di dare ai Borghesi un senso d’orgoglio, di speranza e di tempi migliori a venire. Era anche un’innovazione urbanistica, in quel luogo non c’era mai stato un giardino, questa era una novità. Per secoli era stato solo un grande spiazzo di terra battuta, era solo il Piazzone dove si svolgeva il mercato del bestiame.

I miei quando emigrarono al Borgo nel 1914, venivano da San Leo d’Anghiari, andarono ad abitare alla Fonte Secca, in fondo al Piazzone sulla destra (non si vede). Traversare il Piazzone  era pericoloso, diceva il mi’ babbo, dovevi evitare le gran cacche delle vacche, di notte senza luci la situazione peggiorava. A casa rimase conosciuto solo come il Piazzone, anche dopo il gran progetto con aiole, vialetti, fiori, siepi, alberi e anche una fontana con una gran conchiglia al centro e assunse il prestigioso nome di “il giardino di Porta Fiorentina”. Credo che il nome viale A. Diaz sia usato solo dal postino, penso anche che molti delle giovani generazioni non sappiano neanche chi fosse Diaz.

Il fotografo era salito sopra le mura, dove c’era l’albergo Stella, per scattare questa foto. L’immagine nel suo insieme, anche se ci offre una chiara visione di organizzata pianificazione e pulizia, suscita in me un senso di alienazione, manca la gente, ci sono solo tre Borghesi. Antonioni l’avrebbe potuto scegliere per uno dei suoi film. Ma forse questa desolazione è solo dovuta al fatto che la foto fu scattata una domenica d’estate alle 7 di mattina.

Sulla sinistra ci sono i due filari di alberi (tigli?) da poco piantati che oggi sono diventati giganteschi, un magnifico tunnel ombreggiato per tutti quelli che arrivano. I tedeschi in ritirata abbatterono gli alberi del viale, per rallentare l’avanzata delle truppe alleate (!). In casa si raccontava che il vecchio Don Silvio, parroco di Misciano, vedendo che stavano segando gli alberi, si avvicinò e chiese:

“Ma perché li buttate giù?”

“Alberi malati.” Rispose uno che parlava un po’ d’italiano.

E Don Silvio scrollando le spalle si allontanò borbottando:

“Me sa tanto che sete voialtri quelli maleti ‘n tu la testa.”

Per fortuna il tedesco non capiva il Borghese.

Penso che i due nuovi filari furono piantati subito dopo la guerra. Dovevano crescere in fretta, dimenticare.

Sempre sulla sinistra non ci sono edifici, solo i campi del podere di Violino. I palazzoni arriveranno poco dopo. In lontananza si intravedono i cipressi del cimitero e la strada che va verso Pieve Santo Stefano. Sulla destra si vede chiaramente il muro dell’orto che poi divenne il cinema

Sansepolcro 1953 cinema sotto le stelle Biturgia

sotto le stelle Biturgia. Allora ero geloso di quelli che avevano le finestre che davano verso lo schermo, ogni sera loro vedevano il film gratis. Oggi la penserei diversamente, poveretti, le voci degli attori, la musica, le fucilate dei cowboys e degli indiani, gli arrembaggi dei pirati ecc. che facevano loro compagnia fino oltre mezzanotte. Il primo edificio sulla destra, dove aveva lo studio Di Bacco, era stato da poco ricostruito, ricordo bene le macerie, era stato colpito da una bomba. Sempre da quel lato e non si vede, davanti al motocarro a tre ruote, c’era l’ufficio del dazio. Si, a quei tempi chi veniva a far mercanzia al Borgo, doveva pagare il dazio.

Considerazione finale, del tutto personale. Si, quelli erano bei tempi, non necessariamente migliori. Per me erano bei tempi, andavo a casa dopo la scuola e il babbo e la mamma mi aspettavano, ma in classe con me c’erano gli orfani, i loro babbi non erano tornati dalla guerra. Erano bei tempi per me solo perché ho buoni ricordi, sono stato fortunato.

Non ci sono macchine nella foto, solo perché ben pochi se le potevano permettere. Niente gita domenicale. I miei avevano la bicicletta, il babbo comprò la motocicletta nel 1951. La Vespa e la Lambretta erano un lusso.

Alle spalle del fotografo c’era il vecchio Borgo, quello racchiuso delle mura, quello antico, dove c’erano dei fortunati che allevavano il maiale in cantina. Tante case non avevano l’acqua corrente, dovevano scendere con la brocca per prendere l’acqua alla fontana d’angolo. L’acqua calda? Un lusso inimmaginabile per i più. La maggioranza delle case erano fredde e avevano il licite, ovvero il gabinetto con il buco e il tappo, che scaricava in una cisterna maleodorante. Ho visto un licite con due buchi, si poteva defecare in compagnia. La gente non si lavava o si lavava poco. Immaginate il resto.

I bei tempi del passato esistono, quelli che ci riempiono di nostalgie, ma si basano solo su esperienze soggettive di ognuno di noi. 

Domanda: ma chi era Parenti della pubblicità?

Ho ricevuto una risposta: quello dei panforti.

Fausto Braganti

ftbraganti@verizon.net

Tuchan (Languedoc) 2 ottobre 2018

Come molti di voi sanno ho scritto un romanzo storico-erotico “L’Adele e Thaddeus”

La storia di passione si sviluppa in nove giorni quando Garibaldi con la sua legione passò per la Val Tiberina, fine luglio 1849. “In tempo di guerra non si perde tempo” Da tempo sto invano cercando di pubblicarlo senza successo. Se siete curiosi di leggere le prime due giornate delle avventure dei nostri eroi, questo è il link al mio blog:

https://faustobraganti.wordpress.com/

Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro.

Questo è un breve filmato di Pascale dell’inizio della presentazione del libro avvenuto nella sala consiliare (quella che io chiamo “sala del biliardo”) del Comune di Sansepolcro, 25 aprile 2015.

Presentazione del libro “M’Arcordo…”

 

076 1958 Sansepolcro, inaugurazione del Neobar d’Angiolino

1958 Sansepolcro, inaugurazione del Neobar

Nel 1958 il caffe d’Angiolino in piazza Torre di Berta a Sansepolcro c’era già, accanto all’edicola dei giornali di Fiesolino; ovvio, lui veniva da Fiesole, non credo d’aver mai saputo il suo nome; ricordo che mi piaceva la su’ figliola, ma lei era più grande, irraggiungibile. Dall’altro lato c’era il negozio di alimentari di Silvio Gennaioli.

Angiolino (Acquisti, che non aveva bisogno di cognome) decise di rinnovare il locale, modernizzarlo e lo stesso nome Neobar era una promessa. La sua iniziativa raggiunse l’obbiettivo, il suo caffe-bar divenne e rimase per tant’anni un pulsante centro d’incontro e di vita del Borgo. Grandi decisioni furono prese proprio intorno a quei tavolini.

Nel 1958 la televisione si era già affermata come il nuovo mezzo di comunicazione. Il successo del programma Lascia o Raddoppia con Mike Buongiorno era stato enorme, era diventato un fenomeno sociale, roba di studi di antropologia culturale. Il Neobar aveva una comoda sala con la televisione. Durante qualche partita di calcio si potevano sentire le urla, i berci, dei tifosi sin dalla piazza.

La posizione in Piazza di Berta era ideale, al centro e col bel tempo Angiolino offriva tavolini all’aperto. C’era il concorrente in fondo piazza, caffe Alhambra e anche questo aveva la televisione.

Non so chi scattò la foto, probabilmente la Sgoluppi il suo studio era li accanto. Doveva essere inverno, tutti i presenti sono incappottati. Penso che l’architetto Cecconi, sulla sinistra, avesse disegnato il locale. L’Assunta sulla destra, come il comandante d’una nave, ha tutto sotto controllo, pronta ad accontentare i clienti.

Peccato, nella foto manca l’eroe dell’impresa: Angiolino. 

Fausto Braganti

ftbraganti@verizon.net

Tuchan (Languedoc) 26 settembre 2018

Come molti di voi sanno ho scritto un romanzo storico-erotico “L’Adele e Thaddeus”

La storia di passione si sviluppa in nove giorni quando Garibaldi con la sua legione passò per la Val Tiberina, fine luglio 1849. “In tempo di guerra non si perde tempo” Da tempo sto invano cercando di pubblicarlo senza successo. Se siete curiosi di leggere le prime due giornate delle avventure dei nostri eroi, questo è il link al mio blog:

https://faustobraganti.wordpress.com/

Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro.

Questo è un breve filmato di Pascale dell’inizio della presentazione del libro avvenuto nella sala consiliare (quella che io chiamo “sala del biliardo”) del Comune di Sansepolcro, 25 aprile 2015.

Presentazione del libro “M’Arcordo…”

 

071 1930 circa Sansepolcro, veduta aerea.

Sansepolcro 1930 circa, veduta aerea

La fotografia dell’inaugurazione del Monumento ai Caduti nel giugno 1925 ha suscitato un grande interesse, non solo per le emozioni dell’evento, ma anche per costatare come era Sansepolcro, ancora quasi totalmente chiuso entro le mura medicee.

Questa foto, purtroppo non so da dove venga, porta la data 1930, ma come spesso accade certe indicazioni non sono corrette. Diamola per giusta e se sarò ben contento di correggere o aggiungere informazioni all’immagine.

Al centro domina lo stabilimento Buitoni, la scritta Molino a Cilindri è già sparita. Ho cercato di indicare alcuni punti di riferimento:

  • 1) Chiesa di San Francesco.
  • 2) Villa Ghirga poi diventata Vannini. Questa è stata costruita subito dopo l’inaugurazione del monumento, di stile coloniale, sarebbe stata perfetta a Tripoli, naturalmente non mancavano le palme.
  • 3) Villa del generale Massa, davanti alla quale si vede la Piaggia che sale ripida verso la Villa Fatti, fuori campo. Ricordo il generale, piccolo e anziano, che spesso passeggiava da quelle parti accompagnato da un attendente.
  • 4) Gruppo di case attorno alla Chiesina di San Leo.
  • 5) Molino, oggi completamente in rovina, questo era il primo lungo la Reglia che in tempi remoti poi continuava per riempire il fossato della Fortezza e alimentare i molini di Porta Romane e le Vasche per lavare i panni.
  • 6) Via dei Filosofi, mi domando se la toponomastica del 1930 già l’aveva battezzata tale
  • 7) Podere di Paternostro, alla base del viale che porta alla Villa di Catolino, fuori campo.

 Per finire, ma chi fu il pilota fotografo?

Fausto Braganti

ftbraganti@verizon.net

Tuchan (Languedoc) 7 settembre 2018 

Come molti di voi sanno ho scritto un romanzo storico-erotico “L’Adele e Thaddeus”

La storia di passione si sviluppa in nove giorni quando Garibaldi con la sua legione passò per la Val Tiberina, fine luglio 1849. “In tempo di guerra non si perde tempo” Da tempo sto invano cercando di pubblicarlo senza successo. Se siete curiosi di leggere le prime due giornate delle avventure dei nostri eroi, questo è il link al mio blog:

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Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

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Questo è un breve filmato di Pascale dell’inizio della presentazione del libro avvenuto nella sala consiliare (quella che io chiamo “sala del biliardo”) del Comune di Sansepolcro, 25 aprile 2015.

Presentazione del libro “M’Arcordo…”

 

 

070 1925-06 Sansepolcro, Inaugurazione del Monumento ai Caduti.

Sansepolcro, giugno 1925 Inaugurazione del Monumento ai Caduti

Quel giorno di giugno del 1925, probabilmente una domenica, a Sansepolcro doveva essere una bella giornata; il telone che copriva il Monumento ai Caduti della Grande Guerra è stata calato ed il pubblico ascolta rispettosamente i dignitari, molti in camicia nera, che fanno discorsi commemorativi.

Nella chiesa di Sant’Antonio, sempre a Sansepolcro, ci sono due lapidi con i nomi dei caduti. I 207 Borghesi ricordati nel marmo non sono solo nomi, ognuno di loro ha una sua storia, era una persona; ognuno soffrì un orribile agonia, ognuno lasciò persone care e letti vuoti; solo “una straordinaria combinazione di sfortunati eventi” (come direbbe in questo caso l’amico Gian Domenico Vaccarecci) li fece scontrare con una pallottola, una bomba, una malattia o qualcos’altro di letale. In quella folla ci sono madri, padri, mogli, figli, fidanzate, parenti e amici. C’era anche mia madre, dieci anni, era stata scelta come guardia d’onore assieme ad altri bambini/e. Da qualche parte ho il diploma.

Il monumento non ebbe vita lungo, all’inizio della Seconda Guerra mondiale, fu rimosso e il metallo usato nell’industria bellica, la gran placca bronzea rimase l’unico elemento originale nel cubone di marmo. Verso la fine degli anni ’50 il cubone fu rimosso e la placca bronzea fu salvata all’ultimo momento da Odilio Goretti. Oggi si trova nel Museo della Resistenza.

Non ho finito. Anche se nessuno mi ascolta, non mi stanco di perorare la causa della placca bronzea del vecchio monumento. Togliamola dall’oscurità e mettiamola nel cortile del comune, il Palazzo delle Laudi. Costo dell’impresa? Direi nullo, quattro chiodoni di ferro battuto forgiati alla Scuola d’Arte.

Lapide bronzea salvata dalla distruzione

Ho perorato questa causa con tre amministrazioni, a voce e scrivendo lettere. Spero che il Sindaco Mauro Cornioli e l’assessore Gabriele Marconcini rileggano questo mio scritto.

Non mollo. 

A proposito della fotografia:

Direi che fu scattata da sopra l’arco della Porta del Castello, sulla sinistra si vede chiaramente la Piaggia che sale verso la Villa Fatti, sulla destra la Villa di Catolino. La villa Ghirga, poi Vannini, venni costruita dietro il monumento dopo pochi anni in uno stile coloniale non proprio tipico della zona. 

Fausto Braganti

ftbraganti@verizon.net

Ripubblicato, Marblehead, 4 novembre 2019

Tuchan (Languedoc) 6 settembre 2018 

Come molti di voi sanno ho scritto un romanzo storico-erotico “L’Adele e Thaddeus”

La storia di passione si sviluppa in nove giorni quando Garibaldi con la sua legione passò per la Val Tiberina, fine luglio 1849. “In tempo di guerra non si perde tempo” Da tempo sto invano cercando di pubblicarlo senza successo. Se siete curiosi di leggere le prime due giornate delle avventure dei nostri eroi, questo è il link al mio blog:

https://faustobraganti.wordpress.com/

Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro.

 

 

068 1968 Sansepolcro, ma chi era Catolino? Ecco la sua villa.

1968, Sansepolcro villa di Catolino

Ma poi chi era Catolino?

Questa era la sua villa sulla collina proprio sopra Sansepolcro; in una posizione non elevata come la Villa dell’Anghiarina, poi Fatti, ma con una buona vista della valle.

E pensare che lo sapevo, era una domanda che avevo fatto al mi’ babbo e di certo lui m’aveva dato la risposta, ma ora non la ricordo più. E poi c’era anche la torre di Catolino, tozza, quadrata con il lucernario ottagonale, che sovrasta il palazzo che oggi ospita il Museo delle Erbe nel centro storico di Sansepolcro. Catolino doveva star bene, un palazzo e una villa, magari poi aveva anche un appartamento a Firenze.

Raggiunta piazza Beccari (via dei Filosofi) si arrivava nell’aia del podere di Paternostro, da qui si saliva un vialetto sulla sinistra, fiancheggiato da alti siepi, che ci portava all’ingresso della villa. Agli inizi degli anni cinquanta ci abitava il maestro Guerri e fu l’unica volta che entrai all’interno. Quando nel 1957 traslocammo in via dei Filosofi la villa era stata abbandonata e vandalizzata. Ricordo dei pavimenti crollati, tutti ci ammonivano di non avvinarci, era pericolosa; naturalmente noi ragazzi dovevamo esplorare, era la villa dei fantasmi. Proprio nel dietro della villa nel febbraio del 1961 impiantammo tutto un apparato per osservare l’eclisse totale di sole, incluso un telescopio affumicato. Fu un evento storico, e il cielo chiarissimo rese possibile assistere allo spettacolo dello oscuramento alle 8 e mezza del mattino.

Per finire una domanda: ma chi era Catolino? Chi lo sa ce lo dica.

Fausto Braganti 

Tuchan (Languedoc) 3 settembre 2018 

Come molti di voi sanno ho scritto un romanzo storico-erotico “L’Adele e Thaddeus”

La storia di passione si sviluppa in nove giorni quando Garibaldi con la sua legione passò per la Val Tiberina, fine luglio 1849. “In tempo di guerra non si perde tempo” Da tempo sto invano cercando di pubblicarlo senza successo. Se siete curiosi di leggere le prime due giornate delle avventure dei nostri eroi, questo è il link al mio blog:

https://faustobraganti.wordpress.com/

Ultimamente, sempre a proposito di Adele, c’è stato uno strano sviluppo, inaspettato, addirittura oserei definirlo bizzarro.

All’inizio del 2017 contattai molti agenti ed editori, senza alcun successo. Non mi son meritato neanche una nota negativa, una nota di rifiuto.

Scoraggiante!  Un amico, di certo per consolarmi, mi disse “credi forse che se Manzoni oggi mandasse i Promessi Sposi a un editore glielo pubblicherebbero?”

Per promuovere Adele avevo fatto stampare 15 copie del manoscritto da inviare ad agenti o editori.  Ci sono stati successivi contatti anche questi senza successo e Adele e Thaddeus sono finiti nel cassetto, spero che almeno si siano fatto compagnia.

Circa tre settimane fa mentre facevo una ricerca nell’internet su Arturo di Modica, l’amico scultore del famoso toro di Wall Street a New York, per caso ho trovato in un sito il mio nome, associato al suo. Incuriosito ho cliccato, si riferiva solo a delle foto che avevo scattato e inserito nel mio blog, molto tempo fa. Ho anche notato che nella lista dei siti suggeriti con il mio nome ce n’era uno con accanto scritto il nome Adele. ADELE? immagina la mia sorpresa. Adele, impetuosa dai capelli rossi, era risorta dalla tomba! C’era addirittura la foto della bozza della copertina, lei nuda dietro la persiana.

Ho trovato la recensione di un certo Andrea Amadio pubblicata nel sito “Frammenti di Libro” dell’aprile 2017. 

https://www.frammentidilibro.com/recensione-ladele-e-thaddeus-di-fausto-braganti/

Penso che proprio nel primo paragrafo di Andrea ci sia la risposta all’indifferenza di tutti gli altri interlocutori contattati in precedenza:

<< Spesso e volentieri il concetto di “romanzo storico” nella letteratura moderna fa sbadigliare non appena si nomina: “L’Adele e Thaddeus”, romanzo di Fausto Braganti, mi ha invece sorpreso e fatto ricredere.>>

Andrea non ha sbadigliato, lui è andato avanti. I suoi precisi, puntuali commenti e riferimenti mi confermano che lui aveva attentamente letto il libro. Sono stato sorpreso e soddisfatto del suo giudizio positivo. Finalmente le avventure di Adele hanno trovato un lettore! Andrea è l’unico vero lettore, indipendente! I pochi altri sono stati solo pochi amici, cari e pazienti.

Quello che non capisco è il fatto che nella sua recensione Andrea suggerisce il mio libro ai suoi lettori come lettura per l’estate (2017). Andrea pensava forse che “L’Adele e Thaddeus” fosse stato pubblicato e già in libreria?

Naturalmente ho subito scritto a Frammenti di Libro chiedendo di come Andrea avesse avuto il manoscritto, Questi mi hanno risposto che Andrea Amadio collabora come lettore e recensionista e gli avevano passato il manoscritto, da me a loro inviato. Frammenti di libro era stato uno di quelli che avevo contattato. Ho scritto di nuovo chiedendo loro come era possibile che lui avesse pensato che il mio libro fosse già stato pubblicato, nessuna risposta. Ho cercato invano di contattare Andrea direttamente, nessuna successo.

Strano, bizzarro!

Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro.

067 1982-01-01 Sansepolcro, la macelleria Fabbriciani de Porta Romana.

 

Sansepolcro, Macelleria Fabbriciani

Quello era il primo dell’anno del 1982 ed ero al Borgo. Non ero andato a nessuna festa e quella mattina mi sveglia presto e pensai che sarebbe stata una buona occasione per girellare per le strade deserte. Nel pomeriggio sarei partito per Roma, Giorgio Biagioli mi aspettava. Stavo per iniziare un nuovo capitolo nella mia vita.

Il Borgo era deserto e anche il Fabbriciani di certo dormiva.

La macelleria Fabbriciani aveva il suo bel bue che adornava l’insegna ma senza quei cani ringhiosi della macelleria Gennaiaoli. Visto da lontano sembrava che sorridesse, forse l’artista che l’aveva creato aveva in mente la “vache qui rit”.

Il Fabbriciani era un mitico personaggio del Borgo, le sue storie, vere o frutto dell’immaginazione popolare che fossero, sono tante.

Aspetto il vostro contributo.

 Fausto Braganti 

Marblehead, 29 agosto 2018 

Come molti di voi sanno ho scritto un romanzo storico-erotico “L’Adele e Thaddeus”

La storia di passione si sviluppa in nove giorni quando Garibaldi con la sua legione passò per la Val Tiberina, fine luglio 1849. “In tempo di guerra non si perde tempo” Da tempo sto invano cercando di pubblicarlo senza successo. Se siete curiosi di leggere le prime due giornate delle avventure dei nostri eroi, questo è il link al mio blog:

https://faustobraganti.wordpress.com/

Ultimamente, sempre a proposito di Adele, c’è stato uno strano sviluppo, inaspettato, addirittura oserei definirlo bizzarro.

All’inizio del 2017 contattai molti agenti ed editori, senza alcun successo. Non mi son meritato neanche una nota negativa, una nota di rifiuto.

Scoraggiante!  Un amico, di certo per consolarmi, mi disse “credi forse che se Manzoni oggi mandasse i Promessi Sposi a un editore glielo pubblicherebbero?”

Per promuovere Adele avevo fatto stampare 15 copie del manoscritto da inviare ad agenti o editori.  Ci sono stati successivi contatti anche questi senza successo e Adele e Thaddeus sono finiti nel cassetto, spero che almeno si siano fatto compagnia.

Circa tre settimane fa mentre facevo una ricerca nell’internet su Arturo di Modica, l’amico scultore del famoso toro di Wall Street a New York, per caso ho trovato in un sito il mio nome, associato al suo. Incuriosito ho cliccato, si riferiva solo a delle foto che avevo scattato e inserito nel mio blog, molto tempo fa. Ho anche notato che nella lista dei siti suggeriti con il mio nome ce n’era uno con accanto scritto il nome Adele. ADELE? immagina la mia sorpresa. Adele, impetuosa dai capelli rossi, era risorta dalla tomba! C’era addirittura la foto della bozza della copertina, lei nuda dietro la persiana.

Ho trovato la recensione di un certo Andrea Amadio pubblicata nel sito “Frammenti di Libro” dell’aprile 2017. 

https://www.frammentidilibro.com/recensione-ladele-e-thaddeus-di-fausto-braganti/

Penso che proprio nel primo paragrafo di Andrea ci sia la risposta all’indifferenza di tutti gli altri interlocutori contattati in precedenza:

<< Spesso e volentieri il concetto di “romanzo storico” nella letteratura moderna fa sbadigliare non appena si nomina: “L’Adele e Thaddeus”, romanzo di Fausto Braganti, mi ha invece sorpreso e fatto ricredere.>>

Andrea non ha sbadigliato, lui è andato avanti. I suoi precisi, puntuali commenti e riferimenti mi confermano che lui aveva attentamente letto il libro. Sono stato sorpreso e soddisfatto del suo giudizio positivo. Finalmente le avventure di Adele hanno trovato un lettore! Andrea è l’unico vero lettore, indipendente! I pochi altri sono stati solo pochi amici, cari e pazienti.

Quello che non capisco è il fatto che nella sua recensione Andrea suggerisce il mio libro ai suoi lettori come lettura per l’estate (2017). Andrea pensava forse che “L’Adele e Thaddeus” fosse stato pubblicato e già in libreria?

Naturalmente ho subito scritto a Frammenti di Libro chiedendo di come Andrea avesse avuto il manoscritto, Questi mi hanno risposto che Andrea Amadio collabora come lettore e recensionista e gli avevano passato il manoscritto, da me a loro inviato. Frammenti di libro era stato uno di quelli che avevo contattato. Ho scritto di nuovo chiedendo loro come era possibile che lui avesse pensato che il mio libro fosse già stato pubblicato, nessuna risposta. Ho cercato invano di contattare Andrea direttamente, nessuna successo.

Strano, bizzarro! 

Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro.