064 1965 circa, Sansepolcro visto da Anghiari

Sansepolcro, Alta Valle del Tevere

Questa non una delle mie fotografie. Mi pare di ricordare, mica m’arcordo de tutto, che fosse appesa al muro della mia camera quando abitavo nella pensione Parterre, in Via Pippo Spano a Firenze a metà degli anni ’60.

Un’altra foto di Sansepolcro, fortezza di confine, scattata da Anghiari, classica nella sua composizione, la “dritta del ponte”, come la definì Machiavelli quando descrive la battaglia d’Anghiari nelle sue Istorie Fiorentine, ci indica la direzione verso il Borgo; ancora  è veramente dritta, niente rotatorie. Siamo in Toscana, direi che il confine con l’Umbria è il margine destro della foto.

Probabilmente Piero Acquisti, che io chiamo Mechina, scattò e poi stampò questa foto, direi che questo è il suo stile, toni forti, drammatici. Se lo incontrate ditegli di questa foto e che lo ringrazio.

Potete costatare in drastici cambiamenti urbanistici degli ultimi 50 e più anni. La foto è ad alta risoluzione, potete ricopiarla ed allargarla, aspetto i vostri commenti.

Fausto Braganti 

Marblehead, 26 agosto 2018 

ftbraganti@verizon.net

Come molti di voi sanno ho scritto un romanzo storico-erotico “L’Adele e Thaddeus”

La storia di passione si sviluppa in nove giorni quando Garibaldi con la sua legione passò per la Val Tiberina, fine luglio 1849. “In tempo di guerra non si perde tempo” Da tempo sto invano cercando di pubblicarlo senza successo. Se siete curiosi di leggere le prime due giornate delle avventure dei nostri eroi, questo è il link al mio blog:

https://faustobraganti.wordpress.com/

Ultimamente, sempre a proposito di Adele, c’è stato uno strano sviluppo, inaspettato, addirittura oserei definirlo bizzarro.

All’inizio del 2017 contattai molti agenti ed editori, senza alcun successo. Non mi son meritato neanche una nota negativa, una nota di rifiuto.

Scoraggiante!  Un amico, di certo per consolarmi, mi disse “credi forse che se Manzoni oggi mandasse i Promessi Sposi a un editore glielo pubblicherebbero?”

Per promuovere Adele avevo fatto stampare 15 copie del manoscritto da inviare ad agenti o editori.  Ci sono stati successivi contatti anche questi senza successo e Adele e Thaddeus sono finiti nel cassetto, spero che almeno si siano fatto compagnia.

Circa tre settimane fa mentre facevo una ricerca nell’internet su Arturo di Modica, l’amico scultore del famoso toro di Wall Street a New York, per caso ho trovato in un sito il mio nome, associato al suo. Incuriosito ho cliccato, si riferiva solo a delle foto che avevo scattato e inserito nel mio blog, molto tempo fa. Ho anche notato che nella lista dei siti suggeriti con il mio nome ce n’era uno con accanto scritto il nome Adele. ADELE? immagina la mia sorpresa. Adele, impetuosa dai capelli rossi, era risorta dalla tomba! C’era addirittura la foto della bozza della copertina, lei nuda dietro la persiana.

Ho trovato la recensione di un certo Andrea Amadio pubblicata nel sito “Frammenti di Libro” dell’aprile 2017. 

https://www.frammentidilibro.com/recensione-ladele-e-thaddeus-di-fausto-braganti/

Penso che proprio nel primo paragrafo di Andrea ci sia la risposta all’indifferenza di tutti gli altri interlocutori contattati in precedenza:

<< Spesso e volentieri il concetto di “romanzo storico” nella letteratura moderna fa sbadigliare non appena si nomina: “L’Adele e Thaddeus”, romanzo di Fausto Braganti, mi ha invece sorpreso e fatto ricredere.>>

Andrea non ha sbadigliato, lui è andato avanti. I suoi precisi, puntuali commenti e riferimenti mi confermano che lui aveva attentamente letto il libro. Sono stato sorpreso e soddisfatto del suo giudizio positivo. Finalmente le avventure di Adele hanno trovato un lettore! Andrea è l’unico vero lettore, indipendente! I pochi altri sono stati solo pochi amici, cari e pazienti.

Quello che non capisco è il fatto che nella sua recensione Andrea suggerisce il mio libro ai suoi lettori come lettura per l’estate (2017). Andrea pensava forse che “L’Adele e Thaddeus” fosse stato pubblicato e già in libreria?

Naturalmente ho subito scritto a Frammenti di Libro chiedendo di come Andrea avesse avuto il manoscritto, Questi mi hanno risposto che Andrea Amadio collabora come lettore e recensionista e gli avevano passato il manoscritto, da me a loro inviato. Frammenti di libro era stato uno di quelli che avevo contattato. Ho scritto di nuovo chiedendo loro come era possibile che lui avesse pensato che il mio libro fosse già stato pubblicato, nessuna risposta. Ho cercato invano di contattare Andrea direttamente, nessuna successo.

Strano, bizzarro! 

Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro.

 

034 1918, Anghiari imbandierata.

“… non restava pertanto agli nimici altra via aperta ad andare a trovar gli avversarj loro, che la dritta del ponte; nè i Fiorentini avevano altrove ch’al ponte…”

Ecco cosa scrive Niccolò Machiavelli nella descrizione della Battaglia d’Anghiari (29 giugno 1440) nella sua opera “Le Istorie Fiorentine”. Quindi quella via che conduce da Anghiari a Sansepolcro c’era già. Mi domando se Machiavelli sia mai venuto dalle nostre parti a visitare la valle e Burgus Sancti Sepulchri come lo conosceva lui. Forse qualcuno gli descrisse il territorio.

Lessi da qualche parte che gli Anghiaresi s’erano serrati entro le mura, tutti i balestrieri sugli spalti, loro temevano il peggio: il saccheggio, ovvero diventare il premio per le truppe vincitrici. Non faceva alcuna differenza chi vincesse; i vincitori, fosse Fiorentini o Milanesi avrebbero saccheggiato il paese. Non una bella prospettiva per gli Anghiaresi, forse a Sansepolcro temevano la stessa sorte. In ogni modo vinsero i Fiorentini e non ci furono saccheggi.

La vittoria contro i Milanesi fu importante per Firenze e Leonardo la dipinse in Palazzo Vecchio, ma l’opera presto andò perduta.

1918, Anghiari, le bandiere senza stemma.

Ancora oggi quella strada taglia l’Alta Valle del Tevere dritta verso Sansepolcro, in questa immagine sperduto nella foschia. Per l’esattezza non proprio dritta: a Santa Fiora c’è la rotatoria del baroccio!

A Sansepolcro l’ho sempre sentita chiamare “la dritta” poi ho scoperto anche il nome “la ruga”. Gli Anghiaresi la chiamano “la croce” ma credo che si riferiscano alla ripida salita che porta all’ospedale, diciamo quella della fotografia.

Ma, continuiamo la storia. Come ben sapete mi piace analizzare le foto e sempre invito tutti voi a dare la vostra opinione e soprattutto condividere la vostra conoscenza.

Non avevo mai visto questa foto, e l’ho travato in Facebook nel sito Vecchia Toscana. L’unica informazione che abbiamo è che è del 1918. Subito si notano tante bandiere. Credo che siano state esposte per celebrare la fine della Guerra all’Austria, mi domando se già si chiamasse la Grande Guerra.

Le bandiere non hanno lo stemma sabaudo. Un commento su Facebook, forse il più ovvio, “le hanno cucite in fretta e furia per la festa, non hanno avuto il tempo per la Croce di Savoia”.

Io naturalmente “volendo credere in quello che voglio credere” per un momento ho sperato che la tradizione mazziniana e repubblicana di Anghiari avesse influenzato una tale decisione.

Ho mostrato la foto a Massimo, uno straniero di San Marino, che anche se abita lontano è molto legato al paese dove è nato. È lui che mi porta sempre a comprare le “Mantovane” ad Anghiari.

Ecco casa mi ha scritto, questi sono i suoi ricordi legati a questa immagine:

“… qui’ siamo praticamente in cima. Io sono nato molto più giù di fronte al “terrato” dove c’era l’unica fonte di acqua potabile del paese e dove le donne, che facevano la fila per prendere l’acqua, facevano i pettegolezzi e scambiavano notizie.

Dove si vede il muretto sulla sinistra inizia la “bozia”; una stradina stretta fra i muri delle case che sbuca sulla piazzetta del teatro.

La casa con le finestre aperte sulla destra è quella dove stava il mio nonno Vito (il maestro di musica). La sera tornava dal Borgo dove lavorava e il suo gatto (Gnacco) lo aspettava seduto in mezzo alla strada insensibile ai richiami di mia nonna e di mia zia affacciate a quelle finestre; saliva in casa solo insieme al mio nonno.”

Fausto Braganti 

Marblehead, 2 maggio 2017 

Ho finito di scrivere un romanzo storico-erotico “L’Adele e Thaddeus” La storia si sviluppa in nove giorni quando Garibaldi con la sua legione passò per la Val Tiberina, fine luglio 1849.                   “In tempo di guerra non si perde tempo”

Ora sto cercando di pubblicarlo, cerco un agente letterario e un editore. Se siete curiosi di leggere le prime due giornate delle avventure dei noi nostri eroi, questo è il link al mio

blog:https://faustobraganti.wordpress.com/

Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro.

 

031 1988-07 Anghiari, Castello di Sorci, dopo la trebbiatura la cena.

Proprio all’inizio di questo mio blog dedicai un articolo alla trebbiatura che fu organizzata (beneficenza del Lyons) al Castello di Sorci nel luglio del 1988 con molte fotografie di quelli che lavorarono quel pomeriggio assolato, fra nuvole di pula. Per chi non l’avesse visto questo è il sito: 

https://sansepolcro.wordpress.com/2016/10/25/001-1988-07-anghiari-castello-di-sorci-la-trebbiatura/ 

Dopo il duro lavoro ci fu una gran cenna sull’aia, non mancarono le tradizionali tagliatelle col sugo d’oca.

Scattai delle fotografie, voglio ricordare con voi tanti cari amici. Oggi dopo tutti questi anni mi dispiace di non averne fatto di più.

1 Cena della trebbiatura al Castello di Sorci, luglio 1988.  Ing. Vittorio Landi al centro alla sua sinistra Steno Mercati. Il suonatore di fisarmonica Gabrielli vigile urbano.
2 Cena della trebbiatura al Castello di Sorci, luglio 1988. Giovanni Patti

 

 

 

 

 

3 Cena della trebbiatura al Castello di Sorci, luglio 1988. Antonio *Tonino) Massi

 

 

4 Cena della trebbiatura al Castello di Sorci, luglio 1988. Masala

 

5 Cena della trebbiatura al Castello di Sorci, luglio 1988. Massimo Spillantini.
6 Cena della trebbiatura al Castello di Sorci, luglio 1988. Giuliano Cesarini
Cena della trebbiatura al Castello di Sorci, luglio 1988. Luciadia Gori che balla col Dott. Giubilei.

 

8 Cena della trebbiatura al Castello di Sorci, luglio 1988. Dottor Giovanni Rossi e Dottor. Livio Galardi.

Per la cronaca: la paglietta è la mia e l’ho passata ai vari amici per fare la fotografia.

Anche questa volta vi chiedo di aiutatemi a ricordare tutti.  

Fausto Braganti 

Marblehead, 18 aprile 2017 

ftbraganti@verizon.net

Ho finito di scrivere un romanzo storico-erotico “L’Adele e Thaddeus” La storia si sviluppa in nove giorni quando Garibaldi con la sua legione passò per la Val Tiberina, fine luglio 1849.      “In tempo di guerra non si perde tempo”

Ora sto cercando di pubblicarlo, cerco un agente letterario e un editore. Se siete curiosi di leggere le prime due giornate delle avventure dei noi nostri eroi, questo è il link al mio

blog:https://faustobraganti.wordpress.com/

Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro.

 

 

 

 

014 Evangelista Martini, l’Anghiarina.

Evangelista Martini, l'Anghiarina
Evangelista Martini, l’Anghiarina

Proprio in cima della Ritta (la Croce) d’Anghiari c’è, o meglio c’era, l’ospedale. Sotto il porticato sulla destra c’è il busto di una austera signora dall’abito sobrio che non nasconde un seno generoso: Evangelista Martini, benefattrice. Poi accanto al busto c’è anche una lapide per i “Benefattori Istituto Martini – Anghiari”. La lista è breve, c’è solo lei: Evangelista Martini. E la somma donata in quel lontano 1898 è enorme, immensa: L150.000. Il nonno Barbino l’avrebbe subito tradotta, per capirne meglio il valore, in 30,000 scudi, quelli d’argento col profilo Canapone o di Vittorio Emanuele II o Umberto I: sacchi di monete d’argento, una cifra da capogiro.

014-2010-08-12-langhiarina-b

Ma chi era?

La risposta è semplice: Evangelista era meglio conosciuta con un soprannome : l’Anghiarina. Oltre a questo ne so ben poco, a parte le solite storie tramandate per la valle di cui non posso assicure la veridicità.

Era una balla ragazza dall’origini modeste che partì da Anghiari per andare a Roma a cercare fortuna, la fece. Ne fece tanta. Aveva dimostrato sin da una giovane età una certa vivacità di carattere; a tredici anni era già tanto birba da finire nei registri Granducali. Questa Fede di Specchietto (oggi sarebbe una fotocopia) del 1858 riporta che “Evangelista Martini di Anghiari ha riportato i seguenti pregiudizi …” seguono varie ammonizioni, dirette anche al padre Agostino che la deve sorvegliare e correggere.

Evangelista era stata precoce, a 13 anni era schedata dalla polizia granducale.
Evangelista era stata precoce, a 13 anni era schedata dalla polizia granducale.

Forse proprio per questo decise di cambiare aria e se ne andò a Roma. Pio IX ancora regnava.

Come dicevano brutalmente i contadini dall’ora: “Guadagnò il pane con le cosce!”

Lei di pane ne guadagnò tanto, ma non solo con le sue ma anche le cosce di tante altre “donne curiali” che lavoravano per lei nel casino che aveva nel Borgo, il vecchio quartiere romano fra San Pietro e Castel Sant’Angelo, quello rasato al suolo negli anni venti.

il Borgo, ai tempi di Roma papalina.
il Borgo, ai tempi di Roma papalina.

Oggi si direbbe: fu un buon manager. Fece amicizie importanti e dopo il 1870 quando Roma divenne capitale ci fu uno sviluppo edilizio enorme. Evangelista divenne la prestanome per quei politici, speculatori, che non volevano comparire in tanti di quegli atti di compravendita. Immaginate che profitti nello sviluppo dei Parioli. Altro che i soldi fatti con le cosce, da apprendista ai palazzinari accumulò la vera fortuna.

Ritornata a casa, ad Anghiari, donò quell’incredibile somma, forse lo fece per giustificare la sua nuova ricchezza: era pronta a spartirla con i bisognosi. Ristrutturò una villa sulla collina di fronte, in cima alla Piaggia, dominante Sansepolcro, ma perchè non se la fece ad Anghiari? Forse sperava che quelli del Borgo non fossero a conoscenza del suo passato burrascoso?

la villa dell'Anghiarina prima dei lavori voluti da Luigi Fatti
la villa dell’Anghiarina prima dei lavori voluti da Luigi Fatti

Ai nostri tempi avrebbe comprato una Ferrari, lei si doveva accontentare dei cavalli. Amava salire a cassetta e lanciare i cavalli al galoppo sfrenato e lei alle redini si doveva sentirsi come una dea mitologica. Ci fu un incidente, credo fra Mezzavia e Santa Fiora e lei morì.

Anche Luigi Fatti, partito da Sansepolcro verso il 1890, ritornò al paese (1910?), e anche lui riportò tanti soldi, ma lui era andato piú lontano, in Sud Africa, ai tempi della febbre dell’oro prima che scoprissero i diamanti. Acquistò la villa e la ristruttorò, le diede una nuova facciata, come se fosse nella campagna del Kent.

Poi venne la Nestle, dopo Dino Carsughi, e nacque la Casa Buitoni, ma questa storia la sapete meglio di me.

Ma è vero che c’è il fantasma dell’Anghiarina che vaga ancora per la villa? La voglio immaginare giovane, con una vestaglia leggera, discinta che la copre nascondendo niente, diciamo con l’abito da lavoro.

PS: il dizionario Devoto-Oli ci dice cosa sia una “apoca”, deve essere un termine che non si usa da tempo. Penso che si tratti d’un’azienda colonica data in mezzadria, se qualcuno per caso avesse un Tommaseo-Fanfani potrebbe controllare. Alla fine del contratto siglato il 16 ottobre 1895, dopo la CroXce (interessante grafia) di Belloni Lorenzo illetterato si legge chiaramente la firma di Donna Evangelista Martini. Notare che lei ha messo il nome prima del cognome, mettendosi ad un livello sociale superiore

ultima pagina d'apoca con la firma autografa di Donna Evangelista Martini
ultima pagina d’apoca con la firma autografa di Donna Evangelista Martini

PPS: Nel museo della Misercordia d’Anghiari ci sono due vasche da bagno di marmo donate all’ospedale. 014-2010-08-12-langhiarina-g

PPPS: Per chi ne volesse sapere di più suggerisco il libro di Carlo Brizzi, interessante e piacevolissimo da leggere:http://www.amazon.it/LAnghiarina-Una-Cortigiana-nella-Roma-ebook/dp/B007RSFWQU

Marblehead, 14 febbraio 2017 

Ho finito di scrivere un romanzo storico-erotico  “L’Adele e Thaddeus”  Ora sto cercando di pubblicarlo, cerco un agente letterario e un editore. In allegato le prime due giornate delle avventure dei noi nostri eroi.

https://faustobraganti.wordpress.com/

Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro.

 

 

008 1944-07 o 08 Anghiari, il soldato inglese ucciso in cima alla Croce.

il soldato inglese morto in cima alla Croce, Anghiari
il soldato inglese morto in cima alla Croce, Anghiari

Il fotografo, forse lo stesso che poi immortalò la ragazza con le perle e il soldato che si rammendava la calza, questa volta documenta la morte d’un soldato britannico in cima alla Croce d’Anghiari (la Dritta come la chiamano quelli di Sansepolcro). L’elmetto a padelletta per terra ce lo conferma, come i commilitoni che accorrono per portarlo via.

Anche queste sono immagini che provengono dall’IWM (Imperial War Museum di Londra). Furono a suo tempo pubblicate anche nel volume “La Guerra di Liberazione in Provincia d’Arezzo” 1987.

La cartella inerente indica:

  • A. 17376 – one of the German 8 mm. shells landed in the main street just outside the hospital, killing two men of the 61 Field Coy R.E. One of the dead is seen lying on the corner of the street.
  • A. 17379 – A casualty is removed from the road to the comparative safety of the doorway.

Credo che N.A. (not available) si riferisca alla data sconosciuta. Non so quando ci furono i combattimenti ad Anghiari, penso alle fine di luglio e i primi d’agosto 1944. Non capisco 8 mm. shells (calibro del proiettile) 8mm mi pare troppo piccolo, forse hanno dimenticato uno “0” e voleva dire 80 mm. Inoltre mi domando dove poteva esser posizionato quel pezzo d’artiglieria per colpire “the main street just in front of the hospital” (strada principale proprio davanti all’ospedale). Questo è uno dei due morti della 61 Field Co(mpan)y R.(oyal) E.(ngeniers), erano soldati del “Genio”. Chi era il civile che si allontana?

Mi domando anche: cosa mostrano le due fotografie mancanti 17377-78?

Dobbiamo andare a Londra!

Considerazione finale, soggettiva. Quando si leggono numeri strabilianti di morti in guerra, per esempio 20 milioni di russi, non sono altro che un tragico gran numero. Quando vedo l’immagine d’un solo morto, come questa, qualsiasi fosse stata la sua divisa, mi commuovo. Questo è un individuo con una storia che non conosco, penso a tutti quelli che lo attesero invano. Aveva una moglie, dei figli, un padre e una madre? Forse una fidanzata, un’amante che rimarrà con il letto vuoto e freddo, vedova prima di sposarsi?

 

Marblehead, 14 dicembre 2016

Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato copertinanelle librerie di Sansepolcro. Un buon regalo di Natale per un Borghese che ancora non ce l’ha.

 

006 1944-8-15 Anghiari, la nonna fa la calza e l’inglese rammenda la sua

 chi fa la calza chi la rammenda
chi fa la calza e chi la rammenda

“An old woman and a young girl keep Rifleman Brighthouse of 8th Manchester Regiment company as he darns a sock in Anghiari, 15 August 1944”

Questo quanto indicato nella scheda della fotografia dell’IWM (Imperial War Museum di Londra). Non solo sappiamo la data e il luogo, Anghiari, ma anche il cognome del soldato: Brighthouse. C’è anche quello del fotografo, il sergente Woolbridge che forse era lo stesso che aveva fotografato il soldato che porta i secchi d’acqua della ragazza.

Anche in questa immagine propagandistica la coreografia è stata studiata per dare l’idea della pace ritrovata ed è merito degli inglesi, naturalmente.

Ecco un modo di passare un Ferragosto tranquillo: la nonna compiaciuta fa la calza mentre il fante inglese si rammenda la sua, che mi pare abbastanza sporca. La ragazzina scalza pare curiosa e sembra domandarsi: ma questo chi è? Avrà sentito il fotografo e il fante parlare in una lingua strana. 

La guerra continua e non è lontana, nelle montagne dall’altra parte della valle ancora si combatte. La nonna e la bambina possono passare questo Ferragosto tranquille, loro hanno il Rifleman Brighthouse, ben rasato e con tanta brillantina nei capelli, pronto a difenderle con il suo fedele mitra Thompson (Tommy gun, lo stesso che spesso abbiamo visto nei film di gangsters).

La bambina potrebbe essere ancora in giro. C’è forse qualcuno che riconosce l’angolo dove la foto fu scattata?

 Marblehead, 7 dicembre 2016

 Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato copertina nelle librerie di Sansepolcro.

 

005 1944 Anghiari, fine estate, l’inglese galante e l’anghiarese con le perle.

Anghiari fine estate del 1944
Anghiari fine estate del 1944

“Signorina, may I help you? Signorina, la posso aiutare?”

I soldati americani avevano dei piccoli libriccini con le frasi più comuni della lingua del paese occupato, anche quelle galanti. Non so se anche gli inglesi li avessero.

Le due immagini sono chiaramente propagandistiche. Il fotografo inglese, forse con qualche assistente, ha scelto il luogo e preparato la coreografia: una povera ragazza con due secchi d’acqua (magari erano vuoti) che si arrampica per la salita, ancora sterrata, d’Anghiari; la dritta verso Sansepolcro nello sfondo dà all’immagine un tono drammatico. Ha forse percorso tutta quella strada, prima che il baldo soldato arrivasse ad aiutarla? Si, proprio nella parte più ripida, compare lui che con un sorriso prende i due secchi pesanti e l’accompagna casa. Anche lei sorride, è contenta, si sente protetta, lui ha il mitra a tracolla (American Tommy Gun), la guerra non è lontana. Ha fatto bene a mettersi la collana di perle, almeno si sente elegante.

Il tutto è ben orchestrato, e la seconda foto documenta anche il bel di dietro dell’anghiarese e questo non dispiace.

Come sarà andata a finire? Non lo so! Spero almeno con un bel piatto di bringoli.

 

Queste immagini provengano dall’IWM (Imperial War Museum).

 

Marblehead, 6 dicembre 2016

 

Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato copertina nelle librerie di Sansepolcro.

 

001 1988-07 Anghiari, Castello di Sorci, la trebbiatura

1988-07-trebbiatura-2-trebbiattrice

la trebbiatrice nell'aia, ancora non collegata al trattore
la trebbiatrice nell’aia, ancora non collegata al trattore

Fare un pagliaio è un arte, ma forse sarebbe meglio dire era un arte. C’era sempre uno, il maestro, che dirigeva i lavori, coadiuvato da un manipolo di lavoranti, che aspiravano un giorno d’essere al comando dell’impresa. Il pagliaio doveva venir su, crescere uniformemente, ben pressato, intorno al palo, il mitulo era la spina dorsale della struttura circolare. Questa era tonda e un po’ panciuta, per finire con una coperture spiovente, una specie di tetto che doveva far defluire il più possibile l’acqua piovana; la paglia non doveva marcire.

Il lavoro era duro e quelle che vedete in molte delle fotografie non sono graffiature nella pellicola: la paglia che cadeva dall’alto sugli artificieri creava un turbinio di pagliuzze e di pula. Era difficile respirare e la gola era sempre secca; per questa non mancavano frequenti bicchieri di vino, per dar coraggio!

Questa trebbiatura al Castello di Sorci fu organizzata con scopo di beneficenza e la festa del pagliaio finito, con tanto di tricolore al vento, culminò con la cena tradizionale nell’aia, tagliatelle col sugo d’oca.

La protagonista era la trebbiatrice, mi pare che dalle nostre parti la chiamassero anche trebbia. Poi arrivava il trattore, moderno ed autosufficiente: non aveva bisogno d’essere trainato come le macchine a vapore. In questo caso un Super Landini. 

trattore Super Landini
trattore Super Landini

1988-07-trebbiatura-41988-07-trebbiatura-51988-07-trebbiatura-6

Allacciare le lunghe cinghie che permettevano di operare tutto il meccanismo interno che avrebbe separato i chicchi di grano era un’operazione delicata, da esperti. Una cinghia che d’improvviso si sganciava poteva essere molto pericolosa a chi le era vicina. Ho ancora la livella che mio nonno usava per mettere la macchina a vapore in piano; lui era stato macchinista ai tempi quando le macchine era ancora a vapore.

Finalmente tutto è tutto pronto ed al grido:

“Manne!” Si cominciava il lavoro, Ognuna sapeva dove posizionarsi, e fare la sua parte, importante essere coordinati. Quando i primi chicchi di grano cominciavano a cadere nei sacchi bianchi appesi nel dietro della trebbiatrice era il trionfo d’un anno di duro lavoro.  Una volta il grano veniva misurato con lo staio, una antica unità di misura. Spesso si identificava un podere con la quantità di staia che produceva

si comincia a fare il pagliaio
si comincia a fare il pagliaio
la trebbiatrice e' allacciata al trattore, pronta
la trebbiatrice e’ allacciata al trattore, pronta
"Manne!"
“Manne!”

Il buon pane è quello di farina di grano, il pane è sacro.                                                                                                                                           1988-07-trebbiatura-13

1988-07-trebbiatura-111988-07-trebbiatura-12

 1988-07-trebbiatura-14

un bicchiere di vino ci vuole!
un bicchiere di vino ci vuole!

 

 

 

 

 

 

 

1988-07-trebbiatura-16

1988-07-trebbiatura-17

Rolando Luzzi, uno degli organizzatori
Vittorio Landi e Rolando Luzzi, due degli organizzatori

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Enzo Brandinelli che fa finta di fare il forzuto con un sacco di pula
Enzo Brandinelli che fa finta di fare il forzuto con un sacco di pula

1988-07-trebbiatura-201988-07-trebbiatura-21

1988-07-trebbiatura-22

1988-07-trebbiatura-241988-07-trebbiatura-231988-07-trebbiatura-25

1988-07-trebbiatura-26

1988-07-trebbiatura-271988-07-trebbiatura-28

1988-07-trebbiatura-30

1988-07-trebbiatura-29

non poteva mancare la musica, giorno di gran festa.
non poteva mancare la musica, giorno di gran festa.
ecco il frate mendicante
ecco il frate mendicante

1988-07-trebbiatura-33

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per finire la bandiera in cima al mitulo.

E dopo tutta questa serie di foto, non ne scattai una del pagliaio finito. Imperdonabile! Se fossi stato un reporter per una rivista mi sarei giocato il posto. Compromesso: immagine dell’anno prima (1987) al festa della trebbiatura a Gricignano.

pagliaio quasi finito a Gricignano, luglio 1987
pagliaio quasi finito a Gricignano, luglio 1987

La storia della battitura non è finita, conto su VOI tutti per arricchire la storia con le vostre esperienze, commenti e soprattutto i nomi dei protagonisti dell’impresa che non ho identificato.

Fausto Braganti 

Marblehead, 27 ottobre 2016

Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro.