051 1982-01-01 Sansepolcro, io, il frate e l’anno nuovo.

Sansepolcro, 1 gennaio 1982, il frate di San Francesco.

Ogni ultimo giorno dell’anno, e subito dopo il primo di quello nuovo che segue, arriva con gli immancabili rituali auguri. Con la fine di quello vecchio, in un momento di generale ottimismo, che spesso rasenta l’euforia, tutti assieme vogliamo sperare che il futuro ci porterà solo salute e felicità e tanto ci siamo anche soldi, tanti. Sembra che tutti siano d’accordo, includendomi, nel dimenticare che avevamo esternato quegli stessi auguri solo un anno prima, spesso con non molto successo.

Il primo di gennaio del 1982 ero a Sansepolcro. Ero partito da Boston il giorno dopo Natale per andato a visitare mia madre, avevo bisogno d’una settimana di Borgo e … i cappelletti boni de la mi’ mamma.

Quella mattina mi alzai presto; non ricordo se la sera prima ero andato a qualche festa o cenone, forse ero stato a casa con mia madre.

Cominciai a vagare per le strade deserte di Sansepolcro con la immancabile macchina fotografica a tracolla, in compagnia dei miei pensieri. Ero solo, i festaioli avrebbero dormito fino a tardi.

Entrai nel cortile della chiesa di San Francesco, quello che per anni avevo visto dalle finestre del liceo. Come al solito feci il giro rituale sotto il porticato rileggento le vecchie lapidi tombali di persone lontane nel tempo. Come saranno stati i loro Capodanni? E uno fu l’ultimo.

I miei pensieri correvano al futuro, verso un futuro molto prossimo: in meno di 48 ore mi sarei ritrovato seduto alla scrivania del mio nuovo ufficio a Washington. Quello sarebbe stato l’inizio d’un altro capitolo della mia vita. La promozione a dirigere l’ufficio era arrivata un mese prima. Ero entrato in Alitalia dieci anni prima come agente al banco all’aeroporto di Boston, e dopo non molto sarei diventato il capo anche di chi mi aveva assunto. Strana sensazione.

Davanti a me c’erano tante incognite, alle quali ancora non avevo trovato risposte e tanto meno soluzioni.

Ero eccitato e allo stesso tempo preoccupato. Con la gloria del titolo, l’ufficio grande con tre finestre a tre isolati della White House, la segretaria personale, il parcheggio riservato, veniva il peso delle responsabilità, tante. Come tanto amava ripetere il capo dell’amministrazione: “non dimenticare, adesso sei un centro di costo”.

Continui il mio giro sotto il portico e ritornando verso l’uscita trovai un frate che pensieroso osservava cosa stava succedendo fuori del suo convento, in verità niente.

Quali saranno state le sue aspettative, quali sono le speranze d’un frate?

Differenti, ma giuste e valide come le mie.

Si, quello fu per me d’avvero un anno memorabile, ma lo fu anche per il frate? 

 

Revisione del 2 gennaio, 2018.

PS: dopo aver pubblicato questa memoria, amici in Facebook mi hanno subito scritto, loro conoscevano quel frate. Il primo è stato Samuele Montagna che mi ha scritto:

Questo era Padre Arturo dei frati minori conventuali divenuto poi negli ultimi anni padre provinciale (mi sembra questa la carica, cmq responsabile) nella basilica di Santa Croce a Firenze…”.

Poi ho ricevuto un altro messaggio da parte di Piero Innocenti:

“Questo frate e mio fratello padre Arturo Innocenti. … Questa è stata la vita di un frate umile e buono. Faceva parte del 3′ ordine Francescano. A Sansepolcro è rimasto 12 anni dal 1972 al 1984. Nel 1984 fu trasferito a Tirrenia, perché il convento di Sansepolcro fu chiuso, per mancanza di frati. Rimase a Tirrenia fino al 1993. Poi fu trasferito ad Arezzo, Basilica di San Francesco, rimase 3 anni nel frattempo si ammalò (il non guaribile). Lo portai a Milano al Centro Oncologico. (Non si poteva operare) nei giorni successivi gli amministrarono una terapia (1 al mese per 3 mesi) stava meglio. Per 10 anni siamo andati ai controlli. Finito il mandato ad Arezzo fu trasferito a Firenze a Santa Croce, gli diedero l’incarico di Padre Provinciale per 3 anni. Poi fu di nuovo trasferito ad Arezzo, rinunciò all’incarico per motivi di salute. Nei primi mesi del 2011 fu un calvario, ma ha avuto la forza di non lamentarsi mai. La sera del 28/04/2011 alle ore 22, si è accasciato tra le mie braccia. (Non l’ho mai lasciato solo).

Fausto Braganti 

Marblehead, 1 e 2 gennaio 2018 

Ho scritto un romanzo storico-erotico “L’Adele e Thaddeus” La storia si sviluppa in nove giorni quando Garibaldi con la sua legione passò per la Val Tiberina, fine luglio 1849.                   “In tempo di guerra non si perde tempo” Sto cercando di pubblicarlo senza successo; cerco un agente letterario e un editore. Se siete curiosi di leggere le prime due giornate delle avventure dei noi nostri eroi, questo è il link al mio blog:https://faustobraganti.wordpress.com/

Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro. Buon regalo di Natale per tutti i Borghesi sparpagliati per il mondo