2010 2017-01-06 Boston, sono andato da Piero e poi ho trovato anche Matteo

Oggi sono andato a Boston per trovare Piero, un sabato uggioso, giorno dell’Epifania che da queste parti si festeggia ben poco e che promette neve. Sorpresa inaspettata: Non solo c’era Piero ma ho trovato anche Matteo che era in trasferta, quattro o cinque chilometri di distanza e ha dovuto traversare anche il fiume

Boston Isabella Stewart Gardener Museum
                                                    Boston Isabella Stewart Gardener Museum

A vederlo da fuori non sembra nulla di particolarmente interessante. Questo è l’Isabella Stewart Gardner Museum.

Basta entrare e ci troviamo nel cortile d’un palazzo veneziano con molti elementi originali acquistati in Italia e poi spediti a Boston. Ecco cosa si può anche fare con tanti soldi. Isabella Stewart di New York, ricchissima di suo, aveva poi trovato un marito, il Sig. Gardner di Boston, altrettanto ricco. La storia è triste, Isabella perse il suo unico figlio quando questo aveva tre anni; poi scoprì che non ne poteva avere altri. I soldi non sono tutto. Poi perse anche il marito e non le rimase altro che viaggiare e acquisire opere d’arte soprattutto italiane, le sue preferite. Si fece costruire un palazzo dove andò a vivere circondata dai suoi tesori. Lei poteva ben dire: abito in un museo. Non andò a giocarsi il capitale a Montecarlo, come era di moda a quei tempi.

Dopo l’ingresso si passa nel cortile serra, coperto da una tetto di vetro, dove c’è una incredibile collezione di piante e fiori esotici, che fioriscono tutto l’anno. E ovunque oggetti d’arte, come questo sarcofago romano con Dionisio che si dà alle più sfrenate libagioni.  

Sarcofago romano 200 d.C. com Bacco che folleggia. (Isabella Stewart Gardener Museum)
Sarcofago romano 200 d.C. com Bacco che folleggia. (Isabella Stewart Gardener Museum)

Immagino che quel patrizio romano, che aveva commissionato un tale lavoro, avesse le idee molto chiare su chi sperava d’incontrare nell’Olimpo; di certo il vino non sarebbe mancato e niente mal di testa il giorno dopo.

Come ho detto all’inizio la mia intenzione era quella di andare a trovare Piero, o meglio il suo Ercole. Quando sono arrivato alla sala al secondo piano non c’era la fila come a Milano per vedere la Madonna della Misericordia. Come turista andai a trovarlo nel 1969, quando di certo non pensavo che sarei mai venuto a vivere da queste parti. Nell’arco degli anni ci sono andato tante volte e ogni volta che c’era un Borghese di passaggio ci voleva una visita. Doveroso omaggio.

Fui anche coinvolto, verso il 1990, in certe trattative per avere l’Ercole in prestito, per riportarlo a Sansepolcro in occasione delle celebrazioni dei 500 anni della morte di Piero (1992). Non ebbi successo. Il direttore, gentilissimo, mi disse che non era possibile. Il testamento di Isabella Stewart Gardner era chiarissimo: nessuna opera poteva essere prestata e non solo, non poteva essere neanche mossa dal sito dove lei stessa l’aveva voluta.

Durante questa mia ultima visita ho scoperto anche una grande novità: adesso è permesso scattare fotografie. Per la prima volta ho potuto riprendere l’immagine dell’Ercole senza fare la spia contorsionista col la macchina fotografica nascosta.

Ecco l’Ercole nel contesto della sala dove si trova. 

Ercole di Piero della Francesca (Isabella Stewart Gardner Museum)
                              Ercole di Piero della Francesca (Isabella Stewart Gardner Museum)

Passando in un’altra sala per la prima volta ho notato un candelabro con una scultura lignea d’una Madonna della Misericordia dell’inizio del cinquecento, opera d’un artista, artigiano sconosciuto del nord d’Italia. Mi domando se questo avesse visto l’opera di Piero. 

Candelabro con una Madonna della Misericordia (Isabella Stewart Gardner Museum)
           Candelabro con una Madonna della Misericordia (Isabella Stewart Gardner Museum)

All’ingresso al museo mi era stata data una brochure d’una mostra temporanea di manoscritti e libri italiani stampati del quattrocento. Tutti i libri venivano da vari musei della zona di Boston. Mi sono avviato verso l’annesso nuovo edificio costruito solo pochi anni fa dall’architetto Renzo Piano. Nella galleria dedicata ho avuto un’altra sorpresa: ho trovato Matteo, inaspettato, e ho sorriso soddisfatto.

Era Matteo di Giovanni, un altro Borghese al giro per il mondo.

“Ma voi di Sansepolcro siete come la gramigna, siete pochi ma saltate fuori dappertutto!” questo di certo sarebbe stato il commento di Marie, una mia segretaria di tanti anni fa.  

Proprio all’ingresso c’era San Girolamo, lo studioso, il traduttore, che mi aspettava. E Matteo di Giovanni lo ha rappresentato, come dettato dall’iconografia classica, assieme a tanti libri. Purtroppo ho dovuto scattare questa foto di traverso, l’unica maniere per minimizzare il riflesso sul quadro. Lo so, non è gran che. L’opera è stata presa in prestito da Harvard Art Museums, distante solo pochi chilometri; quando ritornerà a casa sua andrò a fargli una visita, spero che la luce sarà migliore.

 

San Gerolamo di Matteo di Giovanni (Harvard Art Museums)
                                  San Gerolamo di Matteo di Giovanni (Harvard Art Museums)

Sono rimasto poi incantato da tanti manoscritti miniati, opere eccezionali. Quando venne Gutenberg la situazione cambiò, ma ci volle del tempo.

Ho spesso pensato, ma cosa leggeva Piero? Di certo volumi manoscritti come questa Divina Commedia fiorentina in pergamena del 1420 circa.

Divina Commedia miniata, Firenze circa 1420-30
                                                   Divina Commedia miniata, Firenze circa 1420-30

Piero della Francesca visse in un momento di transizione, dal manoscritto allo stampato, un po’ come noi che stiamo passando dal libro stampato a quello elettronico nel tablet. Vorrei credere che forse Piero lesse la Commedia proprio in questo volume.  

Marblehead, 8 gennaio 2017 

Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro.