102 1967-11 Alessio del Fiorentino

Sansepolcro, 1967, Alessio Uccellini con la sua immancabile bicicletta e sfoggiando il fiocco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Son già passato quattro anni dalla scomparsa di Alessio. Ci saranno mille e più modi per definire chi è un amico. Oggi voglio provare questa: l’amico è quello con cui puoi continuare una conversazione, anche se non lo vedi da anni, come se fosse stata interrotta la sera prima. E quando l’amico se ne va lo sentirai sempre vicino, tanto vicino da continuare quella conversazione con la tua mente e col tuo cuore.

Ecco quanto scrissi quando appresi della sua dipartita e la ripropongo a quelli che forse non la lessero:

Alessio per quanto ne sappia io non ha mai avuto un soprannome*, Alessio era più che sufficiente. Se proprio uno voleva strafare poteva aggiungere “del Fiorentino”, ma questo era come un titolo nobiliare.

Tanya, dopo aver appreso la triste notizia della sua morte in Facebook, me la l’ha subito comunicata, aggiungendo:

“Yes, he was a force.”

Penso che Tanya sin da quando era piccina voleva andare al Fiorentino proprio perché c’era Alessio, a lei i suoi giochi da prestigiatore interessavano più del cibo anche se poi quando arrivava col carrello dei dolci il suo volto si illuminava. Il problema era la scelta.

Moh v’arconto ‘na storia.

Febbraio 1991. Prima Guerra del Golfo, per ragioni di lavoro mi trovavo a Sorrento, niente male, molto meglio che esser stato convocato per una riunione a Pomezia. Ovunque si respirava un’aria pesante come se la guerra fosse dietro l’angolo, come se dovessi aspettare uno sbarco imminente di truppe nemiche.

“Le vele nere all’orizzonte! Mamma li turchi!”

Finito il mio progetto in anticipo decisi di partire da Sorrento per passare alcuni giorni a Sansepolcro. Era una domenica mattina, traffico inesistente, strade e autostrade deserte. Arrivai al Borgo verso l’una, non mi piaceva l’idea di piombare in casa di parenti o amici così d’improvviso, inaspettato. C’era un solo posto dove potevo andare per pranzo: il Fiorentino, in fondo era un po’ come andare a casa. Decisi poi di rimanere anche a dormire, ma questa è un’altra storia. Credo d’essere uno dei pochi Borghesi che abbia dormito al Fiorentino.

Allora, dopo quel lungo viaggio in macchina, ero contento di salire quelle scale conosciute per raggiungere il ristorante al secondo piano, non ci sarebbero state sorprese, mentalmente vedevo il menu, sapevo che la tradizione sarebbe stata mantenuta. Entrai e non vidi nessuno, mi diressi verso la sala da pranzo sulla sinistra ed era vuota. Nessuno! Tutti quei tavoli apparecchiati e non c’era nessuno. Ma cos’era successo, domenica per pranzo e al Fiorentino non c’era neanche un cliente, impossibile, impensabile!

Comparve Alessio, e un po’ sconsolato con un sorriso moscio, ma sempre con l’immancabile papillon, mi disse:

“C’è la guerra, la gente ha paura, sta in casa. Non hanno studiato la geografia, non sanno dove sia Bagdad, credono che sia dopo Umbertide.”

E aggiunse, con un gesto della mano e una parvenza d’inchino, indicandomi la sala:

“Dove ti vuoi mettere a sedere? Scegli, e so dove andrai, il tuo tavolo preferito è disponibile.” Lui mi conosceva.

Naturalmente scelsi il “mio” posto sull’angolo, accanto alla vetrinetta piena di cimeli.

Mangiare da solo può esser deprimente, ma diciamo che ho una certa esperienza in proposito, ma quella domenica era differente, era addirittura assurda: non mi era mai successo d’essere stato in un ristorante completamente vuoto e forse Alessio lo capì.

“Mi posso sedere? Devo pur mangiare”

“Ma che scherzi?”

Andò in cucina per poi ritornare con un piatto col suo pranzo e si sedette al tavolo con me. Dopo tutto fu molto piacevole e non ci mancarono argomenti per conversare. Alla fine del pranzo chiesi il conto.

“Ma che scherzi? Fa conto che t’ho ‘nvitato a chesa mia pel pranzo de la domenica.”

Alessio, quando arriverà il mio turno, spero proprio di potermi intrufolare in quell’Olimpo dove tu assieme a tanti grandi ristoratori vi darete da fare per preparare banchetti favolosi che durano un’eternità, e non avremo problemi di colesterolo.

Dopo aver pubblicato questo, ci sono stati degli amici che mi hanno ricordato che ci fu un tempo in cui alcuni lo chiavano “ucello”. Vero! Me n’ero scordato.

 Marblehead, 12 febbraio 2019

Come molti di voi sanno ho scritto un romanzo storico-erotico “L’Adele e Thaddeus”

La storia di passione si sviluppa in nove giorni quando Garibaldi con la sua legione passò per la Val Tiberina, fine luglio 1849. “In tempo di guerra non si perde tempo” Da tempo sto invano cercando di pubblicarlo senza successo. Se siete curiosi di leggere le prime due giornate delle avventure dei nostri eroi, questo è il link al mio blog:

https://faustobraganti.wordpress.com/

 

Il mio blog di memorie M’Arcordo… www.biturgus.com/

Ho pubblicato il libro “M’Arcordo…Storie Borghesi” che può essere acquistato nelle librerie di Sansepolcro. Regalate il libro M’Arcordo… per Natale, sarà certo una dono gradito per i tutti i Borghesi vicini e lontani.

Questo è un breve filmato di Pascale dell’inizio della presentazione del libro avvenuto nella sala consiliare (quella che io chiamo “sala del biliardo”) del Comune di Sansepolcro, 25 aprile 2015.

Presentazione del libro “M’Arcordo…”

 

Autore: Fausto Braganti

Fausto, nato e cresciuto a Sansepolcro, è poi partito, è andato lontano ma non ha mai dimenticato la sua gente e la sua terra. Vive a Marblehead, non lontano da Boston (USA) e a Tuchan in Languedoc. Visita spesso Sansepolcro.

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